Novità in Curia e in Cattedrale

Inaugurati gli uffici, rinnovato il Capitolo dei Canonici

Non sono sufficienti le sedie, nel Salone degli Armigeri del Palazzo vescovile, per ricevere i numerosi visitatori che accorrono nel pomeriggio di domenica 18 novembre. Sono i direttori e i collaboratori degli uffici, amministrativi e pastorali, che ora occupano gli spazi rinnovati della Curia, accompagnati da parenti, coniugi, figli. Il clima di festa, palpabile, è però incrinato dalla notizia del lutto che ha colpito la famiglia del diacono Marco Vezzosi, collaboratore della Segreteria vescovile, per la prematura morte del figlio Alessandro, da tempo ammalato, annunciata in apertura d’incontro dal Vicario generale e ricordata più tardi nelle preghiere liturgiche dei fedeli.

È il giorno della soddisfazione per i lavori di ristrutturazione e riorganizzazione, portati a termine in tempi molto brevi, e dei ringraziamenti, e monsignor Alberto Nicelli non ne lesina certo. Il primo grazie va ai dipendenti che già lavoravano in Curia prima dei traslochi degli ultimi giorni, che hanno preparato la strada per favorire l’arrivo di colleghi tutti da conoscere. Riconoscenza anche all’ispiratore dell’operazione, don Romano Zanni, destinatario di uno scrosciante applauso. “Vogliamo essere per la diocesi un segno, una testimonianza di comunione, nel momento in cui anche alle comunità territoriali è chiesto di vivere il cammino dell’unità pastorale”, dice il Vicario generale.

Il biglietto da visita è rappresentato da ambienti aperti, che vorranno sì essere efficienti ma – Nicelli lo sottolinea – soprattutto accoglienti. Gratitudine va naturalmente alle maestranze, dal “regista” Marco Valli al coordinatore interno Vincenzo Romano della portineria. Proprio l’architetto Valli, invitato al microfono, riassume le caratteristiche di un’opera che, partita con i primi approcci all’inizio dell’anno, ha permesso di raggiungere l’obiettivo dell’accoglienza indicato dal Vicario anche attraverso l’apertura fisica di due passaggi-chiave: la storica porta di accesso alla Curia vescovile e il collegamento di quest’ultima con i locali dell’episcopio, ottenendo in tal guisa “circolarità e maggiore flessibilità di percorsi”, Valli dixit.

Per i pavimenti, una volta smantellato il linoleum anni ’70, si è optato per una soluzione ibrida, con il ripristino di quelli in cotto ove presenti e con una ripavimentazione della zona più operativa. Gli ariosi saloni seicenteschi vengono oggi serviti da pompe di calore che fanno il caldo e il fresco, da un impianto elettrico ampliato per supportare l’aumento delle postazioni di lavoro, diventate oltre trenta, da una rete cablata ex novo e dagli arredi approntati da “Kairos”, sobri ed eleganti.

Leggi tutto l’articolo di Edoardo Tincani su La Libertà del 21 novembre

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