Nascita e vocazione

La riflessione del Vescovo nella Messa del 3 novembre a Guastalla

Pubblichiamo l’omelia, registrata e trascritta a cura del Centro diocesano per le Comunicazioni sociali, che il vescovo Massimo ha tenuto a Guastalla sabato 3 novembre (giorno del suo 72° genetliaco e vigilia del 43° anniversario di ordinazione presbiterale) ai Primi Vespri della solennità di san Carlo Borromeo.
Ricordiamo ai lettori che tutte le foto pubblicate sul sito in versione “provino” possono essere richieste stampate su carta fotografica (in tre possibili formati) o in versione digitale comunicando l’ordine alla redazione diocesana (redazione@laliberta.info).

Cari fratelli e sorelle,
negli anni scorsi, in occasione di questa festa, vi ho parlato della figura di san Carlo, a me particolarmente cara, e ho commentato il Vangelo di questa liturgia, il brano del “Buon pastore” (cf. Gv 10,11-16).
Questa sera vorrei parlare invece di tutti noi, condividendo con voi alcune riflessioni che ho maturato in questi giorni, partendo dal fatto che oggi compio settantadue anni e che domani è il quarantatreesimo anniversario della mia ordinazione sacerdotale.
Non voglio parlare di me, ma di noi. La prima cosa che voglio dire è che, in occasione del mio compleanno, ogni anno mi fermo a riflettere sul “mistero della nascita”.
Vorrei che fosse così per ciascuno di noi. Si tratta di una riflessione ormai poco abituale. Siamo infatti immersi in un’idea meccanica della vita, per cui tutto sembra prodotto artificialmente dalla tecnica e sparisce il mistero dell’esistenza.

Pensiamo però al fatto che ciascuno di noi, me compreso, poteva non esserci e invece c’è. Ciascuno di noi è frutto di una volontà libera e amante, che lo ha portato all’essere dal nulla. È, questa, una riflessione che dovrebbe almeno un poco scuotere il nostro animo per riempirci prima di meraviglia, poi di interrogativi e, infine, di gratitudine verso Colui che ci ha voluti.
Nei giorni scorsi abbiamo celebrato la solennità di tutti i Santi e abbiamo commemorato tutti i fedeli defunti: anche queste due ricorrenze, in diverso modo, ci insegnano che la vita ci è stata data e che essa non avrà fine. Che mistero impressionante! Ogni regalo subisce l’usura del tempo, ma la nostra vita no. O meglio: la nostra vita subisce l’usura del tempo in quanto deve passare attraverso la morte; ma questo passaggio è in realtà un’apertura ad una vita nuova e definitiva che non avrà mai fine e che non sarà noiosa, ma sarà una vita di gioia, di canto e di lode nella realtà di Dio.

Leggi il testo completo dell’omelia del vescovo Massimo su La Libertà del 14 novembre

 



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