Don Pasquino, spiritualità missionaria

Nel 75° anniversario del suo ingresso nella parrocchia di Tapignola

La storia della Resistenza nell’Appennino reggiano, nelle sue componenti ispirate ai valori della fede cristiana, ha nella figura di don Pasquino Borghi (1903-1944) un esponente straordinario. La sua aperta e solerte opera a favore di tanti fuggiaschi e disertori dai campi di prigionia, sotto i regimi del nazismo e del fascismo, fanno di lui un promotore di libertà e di giustizia.
I tre mesi del suo parrocato a Coriano di Villa Minozzo (ottobre 1943 – gennaio 1944) restano una pagina esemplare della Resistenza della popolazione locale e portano, contemporaneamente, il marchio di una spiritualità missionaria di un ministero sacerdotale, testimoniato e vissuto in modo eroico.

Sulla tempra spirituale di don Pasquino emergono forme e modalità,da cogliersi come motore profondo del suo apostolato nella Chiesa e nella società. I costitutivi della sua personalità rimandano alle acquisizioni della fede da lui maturate nel tempo di formazione, nelle sue attività di missione nel Sudan, nella parrocchia di Canolo di Correggio e, infine, a Coriano.
In molti casi il suo esempio suscitava imitazioni e coinvolgimenti. L’ospitare prigionieri in fuga, soccorrerli nei loro disagi, nasconderli, mettere a loro disposizione la canonica di Tapignola, vanno ben al di là di un atteggiamento filantropico. Con naturalezza e sobrietà i valori del Vangelo connotavano il suo vissuto quotidiano, dinamico e missionario.

Nelle settimane precedenti e seguenti il suo sacrificio (30 gennaio 1944), con l’intensificarsi di eccidi e rappresaglie nelle parrocchie della montagna e nella diocesi, prorompe in molti la nuova coscienza di “operatori di pace” accompagnata da una forte tenacia contro le tirannie politiche eversive.
A partire infatti dagli inizi degli anni Quaranta la Diocesi di Reggio Emilia e il suo vescovo monsignor Eduardo Brettoni (1910-1945) hanno mirabilmente beneficiato di un grande intreccio di sintonie spirituali, interpretate creativamente dai seminari della Diocesi, dalle Famiglie religiose, dall’Azione Cattolica, dall’Oratorio San Rocco cittadino, dalle nuove forme di apostolato e di carità verso gli ultimi di don Dino Torreggiani (1905-1983) con i Servi della Chiesa, e di don Mario Prandi ( 1910-1986) con le Case della Carità.
In merito non va tralasciato inoltre il clima di spiritualità missionaria, veicolato nei seminari e nelle parrocchie, dalle Famiglie religiose dei Saveriani di Parma e dei Comboniani di Verona.

Continua a leggere l’articolo di Giovanni Costi su La Libertà del 31 ottobre



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