Matera, open future

La prima pellicola registrata a Matera risale al 1949. Da allora un lungo elenco di film, più o meno noti – tra cui il discusso film di Mel Gibson La passione di Cristo –, ha portato a conoscenza del grande pubblico questo museo a cielo aperto. Primo sito meridionale italiano ad essere dichiarato dall’Unesco, nel 1993, Patrimonio dell’umanità, insieme alla città bulgara di Plovdiv, è stata designata Capitale europea della cultura 2019 con lo slogan Open Future.

Ma è soprattutto grazie allo scrittore Carlo Levi che nel 1945 scrive Cristo si è fermato ad Eboli, poi tradotto in film nel 1979 dal regista Francesco Rosi, che la realtà della piccola città lucana finisce sotto i riflettori nazionali. L’opinione pubblica e le autorità, grazie al suo libro-denuncia, prendono coscienza delle difficili condizioni di vita dei contadini lucani costretti a vivere in situazioni di profonda miseria, povertà e degrado.

Sui tufi calcarei dell’Altopiano delle Murge dove Matera si è sviluppata, nel 1950 più di quindicimila persone vivevano ancora nelle grotte scavate nella roccia. Nei cosiddetti Sassi, antri bui, umidi, malsani, privi di acqua corrente, risiedevano in promiscuità famiglie e animali; meno della metà dei bambini sopravviveva a quelle terribili condizioni di vita.
La questione dei Sassi di Matera fu affrontata nel 1952 con una legge nazionale speciale che decretò il trasferimento degli abitanti in quartieri residenziali nuovi messi a disposizione dalla pubblica amministrazione, realizzati grazie all’intervento di alcuni tra i più grandi nomi dell’architettura italiana, che trasformarono la città in un laboratorio di idee e creatività.

Continua a leggere l’articolo su La Libertà del 31 ottobre

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