Radiosa la chiesa del Cristo

Restaurata ad arte la facciata del tempio reggiano

La chiesa del Cristo è uno dei 33 edifici storici vincitori del Bando per la riqualificazione delle facciate promosso dal Comune di Reggio Emilia. Le facciate dei palazzi rappresentano le quinte teatrali della scena urbana nella quale i cittadini sono primi attori. Partire dal restauro della facciate dei Palazzi, rispettandone i colori originari, è un primo passo per rendere più accogliente la città e per favorire la rigenerazione del centro storico e la mobilità dolce, ri-mettendo l’uomo al centro. La facciata della chiesa del SS. Crocifisso si inquadra all’interno di una visione urbana che coinvolge tutte le direttrici visive che caratterizzano piazza Roversi che comunemente è detta del Cristo.

La facciata propone un raffinato impatto visivo in una piacevole e mutevole sensazione prospettica di effetti scenografici; l’alternanza concavo-convesso, di ricordo borrominiano, e gli sfondati creati dalle imponenti colonne d’ordine composto fanno percepire il nuovo valore spaziale dell’espressione barocca. Il rilevante valore già sottolineato per l’interno è esaltato all’esterno con maggiore perentoria. Sembra infatti che l’autore (G. B. Cattani detto Cavallari) abbia voluto proporre in facciata gli elementi architettonici utilizzati all’interno accentuandone il peso, la forza, la dimensione con l’intento di esaltare gli effetti illusionistici. Effetti rafforzati inoltre dall’andamento concavo-convesso secondo il quale gli stessi elementi sono disposti compositivamente. Il Cattani, che ha operato a livello locale, ha ottenuto così un mirabile risultato, unico a Reggio che, come connotazione urbana, trova corrispondenza nel S. Carlino alle quattro fontane a Roma (Borromini). Con il movimento planimetrico delle quattro colonne e il rispettivo susseguirsi delle superfici concave e convesse, è stato risolto il problema della percezione visiva del profilo della facciata, sia provenendo da Vicolo del Folletto che da via Ariosto.

Le quattro colonne poggiano su di un alto zoccolo, accentuandone l’imponenza e sorreggono l’altrettanta imponente ed aggettante trabeazione. Tale trabeazione è formata da un cornicione con modanature e dentelli che prosegue con volute spezzate fino a concludere l’impianto di facciata. 

Continua a leggere l’articolo di Paolo Bedogni (architetto direttore dei lavori di restauro) su La Libertà del 24 ottobre

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