Crolli di ponti e chiese fra statica ed estetica

Riceviamo da un nostro fedele abbonato, ingegniere strutturista ed esperto in costruzioni edili, questa riflessione dopo i recenti drammatici crolli di costruzioni verificatisi in Italia. La proponiamo ai lettori.

Una riflessione, sugli avvenimenti recenti. Noi diamo per scontato, solo perché viviamo in un’epoca scientificamente e tecnologicamente tanto evoluta, che non ci sia nessun problema a far stare in piedi un ponte, un muro, un edificio, il tetto di una chiesa, quasi fosse un fatto naturale. è vero che ci sono strutture che sembra facciano di tutto per non crollare, richiamando tutte le risorse disponibili, opponendosi a errori umani, all’azione degli agenti atmosferici, alle mancate manutenzioni, e questo probabilmente ha fatto, per quanto ha potuto, anche il ponte crollato. Ma la mentalità del “tanto sta su tutto” è stata, ed è tuttora, il vero problema “culturale”, mentalità che si è protratta per anni, messa in discussione solo parzialmente dai tragici eventi sismici, da crolli di torri (Pavia), di chiese (ricordiamoci la cupola di Boretto), infine dai crolli dei ponti.

Riguarda il privato cittadino, che spende molto più volentieri per rendere più esteticamente gradevole la propria dimora, assai meno quando deve consolidare fondazioni o tamponare crepe nei muri, o ridurre la vulnerabilità sismica. Riguarda il pubblico, in cui il connubio politici-architetti famosi non conosce crisi: i primi hanno bisogno di visibilità, che è quella che garantisce voti, e gliela procurano i secondi, ben ripagati, non solo in termini economici, senza per questo voler generalizzare e trascurare il lavoro di ottimi architetti, che spesso sono però i meno noti.

Leggi il testo integrale dell’articolo su La Libertà del 12 settembre

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