La fotografia, la ‘cadrega’ e Ungaretti

Che il termine fotografia derivi dal greco e significhi ‘scrivere con la luce’ ormai, con tutti i corsi base che ci sono in giro, lo sanno anche i muri. Ma se scaviamo un po’ più a fondo ne vedremo delle belle.

Infatti nel presentare il volume ‘Segni’, uscito nel 2004 per i tipi di Damiani di Bologna e che raccoglie l’opera del fotografo bolognese Nino Migliori, Philippe Daverio scrive: “La fotografia, …, non è dissimile dal foglio di carta scritto, può essere la lista della spesa o poesia sublime, documento statico o interpretazione sublime del cosmo.”

Nino Migliori – Segni –

Dal che pare evidente che lo scrivere con la luce non sia meno sofisticato dello scrivere con la penna. E perciò, imparare a scrivere con la luce è un po’ come imparare a scrivere con la penna, in altre parole bisogna andare a scuola.

Non parliamo poi dei vari linguaggi che esistono nel mondo, con i loro segni o caratteri o glifi che dir si voglia, e che in definitiva possiamo paragonare ai vari linguaggi che esistono in fotografia. Anche questi linguaggi bisogna pur conoscerli, sennò come si fa a capirsi?

Un esempio per chiarire ci viene dato, ancora una volta, da un episodio di un film, che volete la cinematografia è poi stretta cugina della fotografia, dal film, dicevo, “Tre uomini e una gamba” con Aldo Giovanni e Giacomo. Aldo viene invitato dagli altri due a prendere una ‘cadrega’, e lui prende una mela dicendo: “Che buona questa cadrega, una cadrega fa sempre bene ecc. ecc.”. Solo che la ‘cadrega’ in milanese è la sedia e non la mela. Se Giovanni e Giacomo avessero prima spiegato ad Aldo il significato della parola ‘cadrega’, la faccenda avrebbe avuto un altro epilogo. Chissà perché tutto questo mi suona un po’ come quelle ‘vibranti’ spiegazioni che a volte vengono fatte da autori e critici davanti a certe opere.

In effetti quando una persona esprime un concetto, questo è tanto più bello quanto più è immediatamente comprensibile, non avendo bisogno di ulteriori spiegazioni, come per esempio: ‘Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie’.

Questa poesia di Giuseppe Ungaretti dal titolo ‘Soldati’, mi ha sempre portato a pensare a una fotografia riuscita proprio bene. Una fotografia che descrive perfettamente l’animo di un soldato in guerra. Esattamente come quella scattata da Don McCullin nella battaglia di Hue durante l’offensiva del Tet in Viet Nam nel 1968.

 

 

Se proviamo a riscrivere con altre parole la riga del poeta Ungaretti: “I soldati stanno in guerra come stanno le foglie in autunno sugl’alberi”; oppure: “In autunno le foglie degli alberi sembrano come i soldati in guerra”; oppure: “I soldati in guerra sembrano le foglie degli alberi in autunno”; o ancora: “Quella foglia attaccata al ramo in autunno mi sembra un soldato in guerra”.

Vediamo che il senso più o meno è lo stesso, ma manca la perfezione della frase di Ungaretti.

In fotografia è la stessa cosa, abbiamo gli oggetti, che sono le parole, e i tanti modi per metterli assieme, e sottolinearli più o meno con la luce, ma solo un modo è quello perfetto.

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