Pro-Vocati dal Vangelo. Come Gesù nella storia…

In questo tempo non mancano segni positivi che fanno sperare, ma vi sono anche degli elementi che costellano la nostra vita e ci interrogano. Come stiamo vivendo alla presenza di Dio, in piedi davanti a Lui, nella quotidianità? Che cosa favorisce il nostro essere cristiani in un mondo in cui tutti gli argini sembrano rompersi, la difesa delle idee individuali viene sbandierata a scapito dei valori, la ricerca del funzionalismo passa sulla testa delle persone?
Tante agenzie sembrano distogliere noi cristiani dal nostro impegno quotidiano a vivere il Vangelo dove siamo collocati, ma spesso non ce ne rendiamo conto. Nel tran tran ordinario, perdendo il riferimento costante a Cristo e al Vangelo, smarriamo il senso della nostra vita e camminiamo sulle sabbie mobili.

La nostra incidenza nella storia e nella società spesso è insignificante, soprattutto perché rincorriamo il nostro pensiero individuale, non sempre evangelico, o ci adeguiamo a quello di chi grida più forte. Forse è giunto il tempo di incominciare a porci delle domande e a darci delle risposte a partire da Dio, per vivere nella storia con coerenza come Gesù. Molte cose ci attraggono o ci distraggono, il dialogo interno ci spinge a difendere la nostra torre d’avorio, cerchiamo alleanze che non ci scomodano, ma che ci confermano, senza discernere se ciò che scegliamo viene da Dio e se ci aiuta ad essere testimoni di Cristo. Senza fermarci davanti al Signore, rischiamo di adattarci alle situazioni, cercando di accomodarle secondo le nostre idee o i nostri bisogni. È proprio impossibile per noi cristiani vivere il Vangelo sine glossa? Come fare per capire se il nostro atteggiamento è secondo Dio e se ci rende testimoni credibili del Figlio dell’Altissimo fatto uomo? Basta valutare la nostra modalità relazionale e verificare se restiamo sempre in relazione anche con chi consideriamo nemico o contrario e se siamo disponibili a donare la vita per gli altri, purché sia custodita la comunione, dono dello Spirito.

Leggi tutto l’articolo di Diana Papa su La Libertà del 25 luglio



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