Comunicazione, Vangelo e democrazia

Don Ivan Maffeis: «le Chiese vengono interpretate secondo stereotipi»

“Comunicare Cristo in un mondo polarizzato”. È il tema che ha caratterizzato i lavori dell’incontro che, per iniziativa del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee), ha riunito a Roma i portavoce delle Conferenze episcopali d’Europa, insieme ai direttori delle agenzie di stampa cattoliche europee.
Ne parliamo con don Ivan Maffeis, sottosegretario della Conferenza episcopale italiana e direttore dell’Ufficio nazionale per le Comunicazioni sociali.

Don Ivan, che bilancio di queste quattro giornate?
È un bilancio senz’altro positivo. Sono stati giorni intensi di dibattito e confronto, che siamo stati onorati di poter ospitare nella sede della Cei. Il tema scelto, “Comunicare Cristo in un mondo polarizzato”, ha visto un confronto aperto e franco su un tema irrimandabile. Troppe volte, infatti, le Chiese d’Europa vengono interpretate in modo stereotipato o identificate con modelli che nulla hanno a che fare con la realtà.
Pensiamo alla Polonia e all’immagine di Chiesa che viene veicolata, in particolare rispetto al tema dell’accoglienza. Trascurando le migliaia di migranti ucraini accolti nel Paese.

Essere male interpretate è una mancanza comunicativa da parte delle Conferenze episcopali o una strumentalizzazione dei media alla quale è difficile opporsi?
Tutte le Chiese europee hanno la responsabilità di comunicare in maniera corretta e veritiera. Il sistema dei media della Chiesa italiana, in questo senso, è stato riconosciuto come un esempio valido a cui potersi riferire. Ma non è facile far sentire la propria voce, soprattutto in contesti politici e culturali diversi dal nostro

Leggi tutto l’articolo di Riccardo Benotti su La Libertà dell’11 luglio



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