La benedizione delle croci a Montepiano e a Volpara

Sempre più persone partecipano all’iniziativa di benedizione delle croci di Montepiano e Volpara, organizzata annualmente dall’Associazione culturale Pietro e Marianna Azzolini di Vetto e dalla famiglia Ferrari di Castelnovo ne’ Monti. “Questo territorio ha dato sepoltura a tante persone”, si è affermato, ma alcune salme non sono mai state ritrovate.

Un percorso iniziato nel 2007, undici anni orsono, in località Volpara, tra le frazioni di Dongato e Costaborga, quando è stata eretta e benedetta la prima croce in prossimità del luogo dell’uccisione del capitano della G.N.R e medico condotto del Comune di Vetto dottor Pietro Azzolini, barbaramente assassinato nella notte tra il 21 e 22 giugno 1944 da partigiani comunisti, rimasti impuniti. “Chi incontrava Pietro, restava soggiogato. La bontà d’animo traspariva in ogni suo gesto, in ogni parola. In quel modo sapiente e pietoso di curare gli infermi, di soccorrere gli sventurati (…) visitava tutti i paesi della montagna, per portare aiuti e medicine. Non si fermava mai. Non riposava mai. Non si lasciava distrarre da nulla, non si occupava di sé, né dei suoi interessi personali… La professione medica era per lui unicamente professione d’amore. E lo ha ben dimostrato durante la guerra civile… Generosissimo, si prodigava per chiunque, a qualsiasi ora… e di ciò hanno saputo ben profittare i suoi carnefici. C’è un ferito, gli hanno detto…” (da Calvario Rosso di Elena Bianchini Braglia).

Azzolini seguiva l’etica della sua nobile professione, curava i compagni di fede e gli avversari: avversari e non nemici, perché Pietro non conosceva la parola nemico. Ricordata anche la figura di Marianna, sorella di Pietro, che subì lunghi processi e la durezza della galera finché fu pienamente assolta da ogni infamante accusa. Seppe perdonare a tutti, affermando che il perdono cristiano era la maggior soddisfazione della sua anima, la più giusta risposta a menti sconvolte dall’empietà.

Leggi tutto l’articolo di Maria Alberta Ferrari su La Libertà del 4 luglio

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