Bisogni complessi, anche al femminile

Caritas diocesana: i dati dei Centri di Ascolto sulle povertà

Il 26 giugno, presso la sede della Caritas diocesana di via dell’Aeronautica, si è svolta la conferenza stampa per la presentazione dei dati sulle povertà relativi all’anno 2017 raccolti dal Centro di Ascolto Caritas diocesano. Quest’anno si è pensato di ampliare l’osservazione, aggiungendo una sezione che presenta ciò che avviene anche nei Centri di Ascolto (CdA) territoriali. Tale osservazione è stata realizzata attraverso la somministrazione di un questionario comprendente domande sia qualitative che quantitative ad ognuno dei cinquanta centri presenti nella diocesi.
L’unione di tanti punti di vista differenti, a cui corrispondono organizzazioni altrettanto diverse, ha permesso di tracciare nelle conclusioni un quadro più dettagliato della povertà presenti oggi a Reggio Emilia.

Anche se il numero delle persone in stato di povertà non sempre aumenta, il grado di complessità delle stesse, così come la cronicità che le riguarda, sono incrementati. Diversi indicatori ci confermano questo. Si pensi ad esempio al numero di bisogni compresenti in ogni persona incontrata, oppure alla considerazione che spesso accanto a problematiche di tipo economico, lavorativo e talvolta abitativo, siano sempre più spesso individuati bisogni legati alla salute, ad una qualche forma di dipendenza o disabilità. Un quadro molto più complesso che in passato, in cui per gli operatori la difficoltà non sta tanto nel dare una risposta al bisogno, quanto nel riuscire a decodificare la domanda che viene loro posta, e nell’individuare un progetto che tenga assieme tutte queste variabili.

L’aumento della componente femminile rappresenta un cambiamento per certi versi inaspettato, per una realtà, soprattutto quella diocesana, negli anni sempre più concentrata su servizi rivolti agli uomini.
Ci sono però differenze molto significative fra l’osservazione dei CdA periferici e quello diocesano anche fra le donne stesse. Nel primo caso si evidenzia una problematicità al femminile che colpisce molto più spesso donne separate con prole, famiglie monoreddito quindi che faticano ad avere una propria autonomia, nel secondo si tratta principalmente di situazioni di bassa soglia e forte marginalità. Donne che forse fino a qualche anno prima potevano garantirsi una certa autonomia, frutto di espedienti e lavoretti saltuari, appoggiandosi ad amici, ma che con il passare degli anni, proprio per aver vissuto una vita ai limiti, ne pagano il conto.

Continua a leggere tutto l’articolo di Gianmarco Marzocchini su La Libertà del 4 luglio

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *