Casarsa e il paesaggio in «3P»

Incontro su Pier Paolo Pasolini per «Fotografia Europea»

Per “Fotografia Europea” 2018 nella sala conferenze del Museo diocesano si parla di Pasolini, intellettuale non catalogabile per antonomasia, e della sua visione del paesaggio novecentesco. L’incontro, con la regia del presidente della Fondazione Palazzo Magnani Davide Zanichelli, ha luogo nel pomeriggio di venerdì 8 giugno. Doveva esserci Angela Felice, dal 2009 appassionata direttrice del Centro Studi Pier Paolo Pasolini, ma il 2 maggio, dopo una breve malattia, è venuta a mancare. Al suo posto, in questa riproposizione dell’iniziativa, c’è il presidente del Centro, Piero Colussi, compagno di trasferta con il fotografo Elio Ciol, autore delle immagini esposte nelle settimane scorse tra il Battistero cittadino e il Palazzo vescovile. Completano il tavolo il nostro vescovo Massimo Camisasca, amico di lungo corso di Ciol, e Diego Varini, docente di Letteratura generale all’Università di Parma.
Proprio Colussi e Ciol guidano l’excursus su località e ricerche pasoliniane, a partire dal paese che ne intreccia le storie, Casarsa della Delizia (Pordenone), da un amico comune, Nico Naldini, e da una foto scattata nella frazione di Versutta il 18 gennaio 1945.

Ciol, classe 1929, ha iniziato a lavorare da giovane nel laboratorio fotografico paterno, dove ha acquisito una vasta esperienza tecnica e ha maturato un proprio modo di leggere il paesaggio e le opere d’arte. Colussi racconta che i due, padre e figlio, a Casarsa hanno fotografato tutti, da vivi o da morti, contribuendo a descrivere un mondo contadino sull’orlo della modernità – quante foto, osservo sfogliando il catalogo della mostra reggiana, ritraggono persone in partenza verso un’esistenza che non prevede ritorno – di cui salvare, tramandandola ai posteri, il linguaggio parlato (Pasolini) e visivo (Ciol).

Elio appare così umile e intimidito dalla notorietà che quando interviene le sue parole sembrano voler scivolare via dal microfono più in fretta possibile. E così si torna indietro con la memoria al giorno in cui Pier Paolo Pasolini andò nello studio del padre di Ciol e chiese che il garzone lo seguisse all’Academiuta di lenga furlana, la piccola accademia nata dalla volontà di un gruppo di amici adolescenti di conferire dignità linguistica e letteraria alla tradizione dialettale (fondata nel 1945, fu dedicata al fratello di Pasolini, Guido, ucciso da alcuni partigiani pochi giorni prima).

Continua a leggere tutto l’articolo di Edoardo Tincani su La Libertà del 20 giugno

 

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