«L’amore lascia il segno»: dall’8 all’11 giugno a Gavassa è Festincontro

FACciamo Festincontro?

Da La Libertà del 30 maggio

Quest’anno non voglio scrivere, né scriverò il solito editoriale sul Festincontro. Probabilmente quelli che lo leggono si saranno un po’ stancati di sentire più o meno le stesse cose.
Quest’anno vorrei con tutto il cuore che veniste a vedere il Festincontro, non a leggerlo tra queste pagine. Magari leggerete il programma più avanti, ma non venite per il solo programma.
Non vi voglio nemmeno convincere; vi voglio dire come l’ho conosciuto e come l’ho vissuto sia prima, quando non ero aderente di Ac ed il Festincontro era in Seminario vescovile (da bambino una sola volta) e poi in Oratorio cittadino, sia come aderente, membro del Consiglio Diocesano e poi presidente, quando dall’Oratorio cittadino si passò al parco Tocci, poi a Rivalta ed oggi a Gavassa per questo quarto anno.
Ero un ragazzino quando conobbi per la prima volta il Festincontro: l’Azione Cattolica non faceva ancora parte della mia vita, ma in quella dei miei educatori aveva lasciato il segno (nonostante alcuni non facessero più la tessera); così come gruppo parrocchiale un giorno d’estate avevano deciso di portarci a servire ai tavoli del Festincontro.
Era una festa, ma non era come le altre sagre a cui avevo partecipato o servito: c’era qualcosa nell’aria che le dava un respiro diverso.
Sarà il fatto che c’era tutti i giorni la santa Messa, sarà che c’erano tante persone da tutta la Diocesi, sarà la carica dei tanti giovani, ma qualcosa lasciò in me un ricordo che mi fece pensare ancora di più al vero significato di Festa (con la F maiuscola).
Andarci tutti gli anni successivi (a servire ma anche a mangiare) mi portò a conoscere anche l’Associazione che c’era dietro.
Ad oggi credo sia impossibile organizzare una Festa così se non si è Laici Associati che amano la Chiesa: l’Azione Cattolica!
Questa festa ed il prepararmi con l’Azione Cattolica Diocesana per la Gmg del 2000 di Roma mi portarono a dire: “Voglio fare parte dell’Ac”. Erano gli anni della mia maturità (forse: eh, eh, eh), e la scelta dell’Ac fu decisiva per la mia vita. Oggi sono qui a scrivertelo come presidente diocesano (mai avrei creduto all’epoca e mi è difficile crederlo anche oggi), ma te lo potrei dire in ogni istante.
L’amore per la Chiesa mi è stato dato dai miei educatori, dai miei sacerdoti e dall’Associazione: senza avere alle spalle l’Ac non avrei potuto fare l’educatore in parrocchia, i campi estivi, eccetera… La formazione e l’educazione al servizio che ho vissuto ho cercato di trasmetterle agli altri.
Anche in te che stai leggendo può nascere qualcosa di importante per la tua vita. Il seme piantato è piccolo, ma se lo incoraggiamo cresce e può diventare un albero maestoso.

Andrea Cavazzoni
presidente diocesano di Azione Cattolica

Scopri tutto il programma del Festincontro su La Libertà del 30 maggio

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