La vita è bellezza da spendere

Parla il direttore dell’Ufficio Cei per la pastorale vocazionale

Un invito a leggere il messaggio di papa Francesco, scritto per la 55ª Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni (Gmpv) e a pregare insieme. Don Michele Gianola, direttore dell’Ufficio nazionale Cei per la pastorale delle vocazioni, fa il punto sulla Giornata di domenica scorsa.

Perché è stato scelto lo slogan “Dammi un cuore che ascolta”?
La richiesta che Salomone rivolge in sogno a YHWH è una parola che ogni giovane in discernimento vocazionale può desiderare di avere sulle labbra. La scelta di vita, infatti, si realizza nell’ascolto del proprio cuore, alla ricerca dei desideri più veri e profondi che il Padre stesso vi ha nascosto, perché la sua volontà sia anche la nostra. Si realizza nell’ascolto della propria storia, in quel quotidiano mai banale che diventa lo spazio reale dell’incontro con il Signore. Si realizza nell’ascolto della Parola che svela passo dopo passo la nostra identità più vera, la nostra volontà più profonda, la nostra vocazione. Ma la medesima preghiera può abitare anche la voce di chi accompagna ogni discernimento vocazionale.

Negli ultimi dieci anni si è registrata una flessione dei seminaristi a livello nazionale di circa il 12 per cento. Vede un’inversione di tendenza all’orizzonte?
La Gmpv è un’occasione annuale per la preghiera di tutta la Chiesa per tutte le vocazioni. Non soltanto quelle al presbiterato ma anche alla vita consacrata maschile e femminile, al matrimonio e al laicato. Il dato della flessione del numero dei seminaristi non ci deve preoccupare, preoccuparsi non è un modo evangelico di affrontare la vita.
Semmai può essere ancora una volta lo stimolo perché ci occupiamo di coltivare il grano buono che cresce, la fecondità della vita e delle scelte, possiamo guardare ai giovani non in generale o come un problema, ma imparare ad annunciare loro la bellezza della vita come vocazione, della scelta della sequela di Gesù, della decisione per una vita da spendere a servizio di qualcuno, nella propria missione per la vita del mondo.
Se prendo la prospettiva dello sguardo di Gesù nel deserto di Samaria (Gv 4) vedo un’inversione di tendenza: del suo incontro con la Samaritana egli vede la fecondità, le messi che già biondeggiano. Il grano è maturo, la messe abbondante può sorgere anche per noi, a partire da incontri veri con il Risorto, da giovani accesi che sapranno raccontare la bellezza della vita cristiana, da adulti redenti che potranno testimoniare con la vita e non solo con le parole la storia della loro Salvezza. E insieme potremo vedere il fiorire di una nuova Pentecoste, anche nella nostra chiesa occidentale; altrove già si vedono frutti ulteriori.

Continua a leggere l’articolo di Riccardo Benotti su La Libertà del 25 aprile



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