Rimanere vivi in Cristo

Il segno della resurrezione di Lazzaro

Tono decisamente pasquale, per la terza serata dell’itinerario “Segni di qualcosa di più”, dedicato dalla Diocesi alla fascia d’età dai 19 ai 30 anni. All’inizio dell’incontro di venerdì 13 aprile in Cattedrale, animato dai giovani di Novellara e Campagnola, il Vescovo ha sottolineato il significato di dialogo della preghiera e ripercorrendo i “segni” di Gesù narrati da san Giovanni.
Poi è stato letto il brano della resurrezione di Lazzaro, dal capitolo 11 del vangelo (l’ultimo segno, quello che indurrà il sinedrio a condannare a morte Gesù), e tutte le navate della chiesa sono piombate nel buio.

Sul presbiterio è uscito quindi don Carlo Pagliari, direttore del Servizio per la Pastorale Giovanile, che ha mostrato come il segno della resurrezione di Lazzaro sia rivolto non tanto all’amico di Gesù, nel sepolcro da quattro giorni, ma alle sorelle Marta e Maria, chiamate come noi a un cammino di fede per riconoscere in Cristo la resurrezione e la vita. Il problema non è il momento della morte, ha detto don Carlo, ma semmai è la paura della morte, “l’ombra che getta sulle nostre giornate, così che cominciamo a morire mentre viviamo”.

È importante sapere abitare da vivi questo limite, ma occorre l’aiuto di Cristo; in quella frase – “Vieni a vedere” – che le sorelle rivolgono a Gesù, l’evangelista ci mostra che l’uomo, da solo, non vince le sue paure e sta chiuso in una tomba, con una pietra che gli impedisce di uscire. Betania, casa degli amici di Gesù, ci insegna che è possibile rimanere vivi in ogni passaggio dell’esistenza se ci stringiamo a Gesù, il Signore della vita, ha spiegato il sacerdote, che ha pure citato gli esempi luminosi offerti dai beati Rolando Rivi e Pino Puglisi.

Continua a leggere l’articolo di Edoardo Tincani su La Libertà del 18 aprile



Leggi altri articoli di Chiesa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *