C’è rinascita anche per le Reggiane

L’impegno degli operatori pastorali nei capannoni e tra le persone

Chi sbarca sulle coste europee, in fuga dalla guerra o dalla miseria, ha spesso un Vangelo in tasca. Lo dicono i corpi senza vita restituiti dal mare e le testimonianze di chi arriva vivo in Europa. Giunti nelle nostre città, senza lavoro e senza casa, la Parola diventa per i cristiani un conforto, un rifugio e un dono prezioso. La lettura della Parola è una consuetudine in alcuni paesi dell’Africa e in una situazione di estremo bisogno rimane l’unico appiglio a cui aggrapparsi per continuare a sperare. è così per le ragazze di strada che leggono il Vangelo nei momenti più bui. E funziona allo stesso modo anche per chi vive una situazione di emarginazione e di difficoltà come le persone che abitano nei capannoni dismessi delle ex Officine Reggiane a Reggio.

Già da tempo la Chiesa di Reggio Emilia-Guastalla si è messa in cammino con le persone che vivono alle Reggiane. Il pioniere è stato don Davide Poletti che, da parroco di Santa Croce e San Paolo (tra il 2006 e il 2015), ha intessuto e continua a mantenere relazioni con chi vive qui, accompagnato da gruppi di giovani e con il supporto della Caritas diocesana, che come don Davide segue tuttora il progetto.
“Chi vive in questo posto”, commenta il diacono Francesco Braghiroli dell’unità pastorale San Giovanni Paolo II a Reggio, “guarda all’essenziale, ovvero alla Parola di Dio”. E viene dalle persone che abitano nei capannoni dismessi la richiesta di fermarsi a leggere la Parola.

Incontri nella preghiera
Francesco è diacono dal settembre 2016 e dopo un mese è stato nominato direttore della Migrantes diocesana. Da diversi anni incontra chi vive nei padiglioni dismessi di via Agosti e da un biennio la sua presenza è diventata settimanale. Francesco, insieme a don Daniele Simonazzi, al diacono seminarista Prince Osei Ampong e a un gruppo di giovani e adulti si ferma tutti i sabati nel “salone” dei ghanesi per leggere e commentare le letture della domenica successiva in preparazione alla Messa.
Sorprende la “sapienza” con la quale queste persone leggono la loro vita attraverso la Parola di Dio. Non si tratta di persone colte che hanno maturato la conoscenza della Parola con lo studio; la loro è voce di chi è avvezzo a confrontarsi con i testi sacri mettendo la propria vita di fronte a Dio.

Continua a leggere il testo integrale dell’articolo di Emanuele Borghi su La Libertà dell’11 aprile

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