La Curia? Una casa «nuova»

I collaboratori in ritiro nella futura sede comune

Il personale degli uffici pastorali e amministrativi della Diocesi si raccoglie nel palazzo vescovile, lunedì 19 marzo, per iniziare la settimana con un momento di ritiro spirituale. La sala, nuova alla vista dei più, è quella degli Armigeri. È un po’ una prova generale della “nuova Curia”, annunciata a fine 2017 dal Vicario generale monsignor Alberto Nicelli e ormai in fase realizzativa, con i primi “men at work”, il grosso dei lavori previsti in estate e il futuro trasferimento in via Vittorio Veneto, nel cuore di Reggio, di molte sedi da tempo decentrate, tra cui quelle di Caritas e Centro Missionario. Tuttavia, poiché a rinnovare un ambiente non sono tanto gli organigrammi, quanto piuttosto le persone, lo scopo della mattinata è principalmente quello di preparare lo spirito, pregando e riflettendo insieme.

Si comincia con la recita delle Lodi nella solennità di san Giuseppe Sposo, patrono dei lavoratori, con un pensiero ai tanti papà che affollano la sala e alla paternità dei sacerdoti presenti, non meno complessa in questo tempo di cambiamenti senza posa. La grandezza di san Giuseppe – appunta monsignor Massimo Camisasca commentando la lettura breve (2 Sam 7, 28-29) – è stata quella di prendersi cura della casa di Nazareth, come servo della convivenza e dell’educazione reciproca.

Sempre il Vescovo predica il ritiro ai suoi collaboratori: parte dalla Pasqua imminente per ripercorrere a grandi falcate la storia di fedeltà di Dio al suo popolo, i tradimenti di Israele e l’esperienza dell’esilio, da Abramo ai profeti fino alla “convocazione definitiva” che si realizza nell’unico evento pasquale, quello del Figlio innalzato nella gloria del Padre, il Crocifisso Risorto.
Poi arriva al centro della meditazione odierna: i doni di Dio, dice, hanno lo scopo di realizzare la comunione del popolo.

Leggi tutto l’articolo di Edoardo Tincani su La Libertà del 28 marzo



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