Giorno del Ricordo a Quattro Castella

Nel nome di Graziano Udovisi premiato il regista Alessandro Quadretti

A ricordo di Graziano Udovisi al regista Alessandro Quadretti per l’impegno nel promuovere conoscenza e memoria della strage di Vergarolla, delle Foibe e dell’Esodo istriano, fiumano e dalmata, tragedie dimenticate e taciute nella storia italiana del Novecento”.Così riporta la targa consegnata dalla famiglia Udovisi – Setti, nell’annuale ricorrenza del Giorno del Ricordo, che si è celebrata il 17 febbraio a Quattro Castella, alla presenza di scolaresche della Scuola secondaria “A.Balletti”. è stato il sindaco Andrea Tagliavini a introdurre la mattinata spiegando perché ogni anno, con l’apporto di storici, personalità o registi, l’Amministrazione promuove questa iniziativa, ritenuta utile per la popolazione. “Dalle leggi razziali all’Olocausto alle Foibe: in un arco temporale breve, dal 1938 al ’46, si realizzarono le più grandi tragedie della storia italiana”. A Vergarolla avvenne la più grave strage di italiani in tempo di pace, il 18 agosto 1946, quando Pola era ancora italiana. “Questa storia non è mai stata raccontata, è storia difficile da ricostruire, visto il velo di censura che l’ha coperta. Settanta anni dopo è raccontata oggi una vicenda che può avere ancora tanto da offrire, andando a ricercare negli archivi pubblici o privati… Mesi di lavoro per costruire il docu-film, trasmesso a febbraio su Rai 3 e Rai Storia in versione ridotta… è una tragedia che fa parte anche della mia personale storia familiare”, ha affermato il regista, esule di seconda generazione in quanto figlio di un esule polese e nipote di un ufficiale di Marina, vittima dei massacri delle foibe.

Una bella giornata di sole, una gara di nuoto alla quale partecipano numerose persone, intere famiglie con bambini arrivati sul luogo anche col trasporto gratuito, organizzato per l’occasione: una manifestazione sportiva col sapore di italianità, sostenuta soprattutto dall’Arena di Pola, quotidiano del CLN. Sulla spiaggia giacevano incustoditi una trentina di ordigni bellici lasciati dai tedeschi, utilizzati in precedenza in mare come mine, barriere antisommergibili ormai disinnescate, e sulle quali già da tempo si appoggiavano indumenti quando si prendeva il sole o si giocava lì attorno… la gente non sapeva che contenevano ancora esplosivo… Alle 14 e 15 di quel giorno un enorme boato, brandelli di carne ovunque e vetri rotti nelle case a 4–5 km di distanza…

Continua a leggere tutto l’articolo di Maria Alberta Ferrari su La Libertà del 28 febbraio

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