San Giuseppe ritrova il Crocifisso

Il lavoro di restauro è stato condotto da Roberta Notari

Mercoledì 27 settembre a Reggio Emilia, presso la chiesa di San Giuseppe sposo di Maria, è stato presentato il lavoro di restauro del pregevole Crocifisso ligneo, opera di un anonimo intagliatore tedesco attivo nel nord Italia nella seconda metà del secolo XV, di cui esistono altri esempi molto simili, non ultimo lo splendido Crocifisso conservato presso il nostro Museo diocesano.
Questo Crocifisso, di proprietà della parrocchia di San Francesco, fu portato nella prima chiesa di San Giuseppe, il cui parroco era don Alberto Altana, dal progettista, l’architetto Osvaldo Piacentini. Era il 1952, il quartiere era poverissimo, le case popolari del Villaggio Catellani erano già dal 1938 sotto le cure delle Suore Missionarie Francescane del Verbo Incarnato che combattevano malattie, ignoranza e anticlericalismo, ma la prima chiesetta era arricchita da opere d’arte quali, oltre al Crocifisso, il fonte battesimale dello scultore reggiano Galileo Scorticati e l’affresco della via Crucis di Gino Gandini.

Dopo la costruzione della nuova chiesa nel 1965, ad opera di don Giuseppe Palazzi, tutti gli arredi vi furono trasferiti. Il Crocifisso, poi, fu confermato in concessione a tempo indeterminato alla chiesa di San Giuseppe in occasione della sua consacrazione avvenuta il 27 settembre di 25 anni fa e di cui mercoledì della settimana scorsa ricorreva l’anniversario.
Il restauro dell’opera, voluto dal parroco don Angelo Orlandini e da tutta la comunità dell’unità pastorale Casa di Nazareth – che comprende le parrocchie di San Giuseppe sposo di Maria e dell’Immacolata Concezione – è stato condotto in ragione dell’eccezionale valore artistico dell’opera e del suo stato di preoccupante degrado, ma rientra anche in un più generale progetto di riorganizzazione e valorizzazione degli spazi liturgici all’interno della chiesa di San Giuseppe, che ha coinvolto principalmente la zona del presbiterio, quindi dell’altare, le zone del tabernacolo e del fonte battesimale.

Leggi l’articolo completo di Chiara Panizzi su La Libertà del 7 ottobre