Gran festa nella diocesi di Sapa

Il 14 settembre monsignor Simon Kulli ha ricevuto l’ordinazione episcopale: evento di speranza per una Chiesa che ha patito la persecuzione comunista

La sveglia di giovedì mattina ci catapulta nell’intenso turbinio degli ultimi preparativi, festosi ma anche faticosi. Il via vai di persone nella zona della cattedrale è notevole: chi porta sedie aggiuntive, chi accoglie sacerdoti e vescovi, chi dirige il flusso dei fedeli anche nell’attrezzata zona esterna con tanto di megaschermo e amplificazione, per dare la possibilità a tutti di partecipare alla cerimonia. In Casa della Carità, i ritmi aumentano per permettere agli ospiti di fare colazione e prepararsi con i vestiti della festa al grande e attesissimo giorno.
L’aria è fresca e il cielo terso manifesta tutta la brillantezza del sole. La luce del mattino è meravigliosa e il contesto meteorologico dà sicurezza di stabilità dopo due giorni variabili con qualche momento di pioggia. Anche in cattedrale, a Laç Vau-Dejës, la luce entra da ogni finestra e gioca con i colori delle vetrate, esprimendo riflessi veramente incantevoli.

Oggi è il 14 settembre 2017, festa liturgica della Esaltazione della Santa Croce e giorno della consacrazione a vescovo di monsignor Simon Kulli (foto 1, 3, 4 e 5) di Pistull, piccolo paese e parrocchia della diocesi di Sapa in Albania, già parroco della Cattedrale di Laç Vau-Dejës e Amministratore apostolico della diocesi stessa dopo la prematura morte di monsignor Lucjan Avgustini.
La bellezza della luce atmosferica, dopo il brutto tempo e il grigio, può paragonarsi alla giornata di oggi nei confronti delle tante sofferenze patite dal popolo albanese negli anni del regime di Enver Hoxha, in particolare dai cristiani, perseguitati, torturati e uccisi con la volontà di sopprimere qualsiasi anelito alla religiosità. Ma il seme nella terra è rimasto vivo; pur sotterrato per quasi 50 anni, è rifiorito in un germoglio che si sta facendo arbusto sempre più robusto e ricreando speranza e novità di vita in un popolo che, faticosamente, sta cercando di riprendere normalità e sostenibilità anche politica ed economica.
Seme sotterrato, come la vita cristiana di Simon, battezzato clandestinamente nella sua infanzia (in pieno regime) da suor Maria Kaleta (foto 3), stimmatina, che si era augurata di poterlo vedere un giorno sacerdote e oggi, a 88 anni, ha avuto la gioia di vederlo vescovo.

Continua a leggere tutto l’articolo di Gianmarco Marzocchini su La Libertà del 23 settembre