Quali carismi dopo il fondatore?

Incontro a Reggio con l’economista e saggista Luigino Bruni

La Casa della Carità reggiana “Beata Vergine della Ghiara” tributa a Luigino Bruni, economista e accademico di vaglia con un’incontenibile passione biblica, un’accoglienza indubbiamente calorosa. È il dopocena di giovedì 31 agosto e il salone sotterraneo si satura di ascoltatori, sotto lo sguardo vispo di don Filippo Capotorto, il superiore generale della Congregazione mariana: non solo suore, fratelli e preti, ma un pubblico eterogeneo tra cui siede Liliana Cosi, focolarina come Bruni, di cui è amica di lungo corso.
Il titolo assegnato al relatore cinquantunenne, originario di Ascoli Piceno, assomiglia più a uno sviluppo che a un tema, ed è sufficientemente misterioso da incuriosire: “L’imbrunire dentro il mezzodì”. A parte l’eco pop, che rimanda alla musica di Franco Battiato (“E il mio maestro mi insegnò com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire”, dal brano “Prospettiva Nevski”), con quella frase il noto saggista, che si occupa da tempo di crisi nelle comunità carismatiche, intende affermare che “il declino (il tramonto) comincia nel momento di massimo successo (mezzogiorno).

È un invito alla gratuità, che vale non solo per i movimenti religiosi, ma anche per le famiglie e per i singoli; tradotto: non siamo padroni dei nostri successi e dobbiamo guardarci dai falsi profeti, coloro cioè che utilizzano per se stessi i doni ricevuti da Dio.
Più che la formazione economica di Bruni, cofondatore insieme a Stefano Zamagni della Scuola di Economia Civile, affiora da subito la sua vocazione di umanista e di coltivatore della vita spirituale, da non confondere con il culto: “la Bibbia è un grande canto alla vita”, dice l’ospite, “e la vita è più grande delle idee e l’abbraccio con una persona non è comparabile con 10.000 Skype”.

Continua a leggere tutto l’articolo di Edoardo Tincani su La Libertà del 9 settembre