Chi sottovaluta il cyberbullismo?

Minaccia potenzialmente anonima, perciò più distruttiva

I ragazzini oggigiorno fanno esperienze online impensabili per molti adulti. “Ne so più di te”, è una frase che mi ha riferito un adulto stupito dal bimbo orgoglioso che gli stava dicendo che sapeva più di lui navigare in internet.
Ma nei viaggi in internet o sulle reti cosa può accadere? Vedono situazioni disturbanti? Incontrano soggetti distorcenti? I temuti argomenti sono sempre la violenza, il sesso, le condotte disturbate, gli abusi e le droghe. Queste diverse situazioni si condensano nel cyberbullismo; il bullismo dei tempi attuali. Il social che devia, che perseguita, che irretisce, che violenta o che fa fare azioni violente e abusanti.

Sbagliato quanto mai prendersela con i mezzi moderni: sono lo strumento per la crescita e l’espansione delle potenzialità. Ma sono anche un “luogo” in cui si annidano molti lupi. Altro che il lupo di Cappuccetto Rosso: in rete ce ne sono a bizzeffe!
Cosa stanno facendo i tuoi ragazzini quando rientri a casa? Guardano il video? e appena hanno finito di fare i compiti cosa fanno? Sono sempre connessi? Se allunghi lo sguardo vedi che stanno giocando online; o così sembra. Hanno le cuffie nelle orecchie e se non ci si allunga a scrutare bene le immagini sullo schermo non si sa bene cosa stiano facendo. Sdraiati sul divano i piccoli giocano col tablet; quelli più grandicelli hanno già lo smartphone e girano col naso in giù. Giocano sempre. Giocano sempre? Come si fa ad esserne sicuri: da quanto tempo stanno giocando? da poco o sono lì da ore? e poi che tipo di giochi sono quelli che fanno? giochi di ruolo o di guerra o di amore? Guardano e basta o dicono, si scambiano notizie, interagiscono?
Mascherano lo schermo in fretta, non amano essere sorvegliati. Tu pensi: stanno proprio solo giocando? Con WhatsApp o Instagram o Messenger vedono, scrivono, parlano, mandano e ricevono foto. Con chi parlano? cosa si sono detti? Qualcuno ha mandato loro foto o inviti o altro? loro hanno inviato loro foto?

Alcuni genitori non riescono neppure a farsi domande del genere. Si sentono impreparati, hanno paura e non le vogliono neppure sentire, negano duramente: si difendono.
Alcuni vogliono credere di avere il pieno controllo delle cose. Di nascosto scrutano nelle memorie dei dispositivi, hanno la password ed entrano negli account dei figli; e leggono, ricostruiscono, si spacciano per adolescenti per seguirli nei social. Credono così di avere il completo controllo: hanno annullato il problema. Alcuni se ne vantano: “Mio figlio? vedo sempre quel che fa e lui non se ne accorge neppure”.

Leggi tutto l’articolo di Umberto Nizzoli su La Libertà del 2 settembre