In memoria di Giovanna Gabbi a dieci anni dalla morte

Santa Messa di suffragio domenica 13 agosto alle 18 in Cattedrale a Reggio

Cara Giovanna, da 10 anni ci hai lasciate per unirti finalmente allo Sposo che tanto amavi e continui ad amare, quel Dio che ti ha amata per prima, misericordioso e forte, geloso del tuo amore, che ti ha chiamata ad essere tutta per Lui. Sei stata la prima consacrata dell’Ordo virginum della Chiesa di Reggio Emilia, una delle prime in Italia; quell’8 gennaio 1981, a Marola, ti sei donata tutta a Dio secondo “il più antico rito di consacrazione della donna nella Chiesa, la consacrazione delle vergini, che risale ai primi tempi del cristianesimo”. Ti sei consacrata nelle mani del vescovo Gilberto, che nel 1980, quando il rito fu tradotto in italiano e reso ufficiale, ti telefonò affermando che c’era la forma di vita adatta a te. Eri accompagnata anche da don Luciano Munari, in seguito vescovo di Brescia, e poche altre persone (nella foto Giovanna Gabbi è al centro, con la lampada fra le mani).

Amavi precisare il significato del nome “ordo” per chiarire che “nel suo più antico significato indica una categoria di persone che portano come segno nella comunità ecclesiale il dono della consacrazione verginale. Si tratta di una consacrazione ecclesiale, voluta dalla Chiesa, per la Chiesa e dentro la Chiesa locale”. Ci tenevi tanto a questa definizione di sostanza perché non siamo una congregazione religiosa e ci spronavi a “incarnare nella nostra presenza il rapporto sponsale tra Cristo e la sua Chiesa, tra Cristo e l’umanità. Tant’è che la consacrazione nell’Ordo virginum, conferita dal Vescovo, crea con lui un forte legame, senza intermediari di comunità e di superiori. La vergine consacrata riceve un mandato canonico pubblico, accettato per la vita, davanti al Vescovo e alla comunità cristiana. La consacrazione nell’Ordo virginum chiede un impegno nel servizio della Chiesa locale, secondo i carismi di ciascuna persona, nella Parrocchia, nelle strutture ecclesiali, nella vita contemplativa, mettendo sempre al primo posto la preghiera personale, la Parola di Dio, l’Eucaristia, la recita dell’Ufficio divino, mantenendo ciascuna la propria professione e l’inserimento nella vita di famiglia”.

Leggi tutto l’articolo a cura dell’Ordo Virginum su La Libertà del 5 agosto

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