La missione non finisce mai

Ave Davoli, saveriana, racconta l’esperienza in Burundi e in Congo

Qualche domanda ad Ave Davoli, missionaria di Maria, saveriana, originaria di Olmo di Gattatico, rientrata lo scorso anno dalla Repubblica Democratica del Congo; attualmente collabora nell’assistenza alle missionarie ammalate nella Casa Madre di Parma.

Hai trascorso 12 anni in Burundi e 23 nella Repubblica Democratica del Congo. Che cosa ti porti di questo cammino?
Che la missione è un dono! Sono stati due cammini diversi, con doni diversi, che sfociano in un unico e sincero ringraziamento. Mi porto la certezza che solo il Signore è la gioia e la forza di ogni missionario/a.

Quali sono i pregi e i limiti della presenza missionaria?
Ciò che si è in Italia, lo si è anche in missione. Se sei una persona donata, ti doni sempre. Il pregio è quando si è presenza, esempio di “donne di Dio”, segno di speranza e di aiuto reciproco, scambio fra una Chiesa che invia e l’altra che accoglie. Il limite? Quando si è indaffarate a fare per la gente e si fatica a fare con la gente.

Un missionario o una missionaria che cosa deve cercare anzitutto?
Deve cercare, scoprire quello che di positivo c’è già e camminare insieme alla Chiesa locale, anche se non si risolvono tutti i problemi. Gesù stesso ci ha detto: “I poveri li avrete sempre con voi”. Occorre fare bene e con amore ciò che si fa; fare sempre insieme e ricordarsi che la missione è di Dio.

E da che cosa si deve guardare?
Dal creare dipendenza e dal pessimismo, dal voler imporre ciò che piace a lui/lei. Anche senza di noi, la gente va avanti, con il suo ritmo.

Continua a leggere tutta l’intervista su La Libertà dell’8 luglio

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