Il diritto alla cittadinanza è un gesto di democrazia, civiltà e di giustizia sociale

Il sindacato Cisl Emilia Centrale: “I tempi sono maturi. La politica non rallenti l’integrazione”

“E’ surreale il dibattito che stiamo vivendo in merito alla legge in discussione al Senato sullo Ius Soli”. Con queste parole il sindacato Cisl Emilia Centrale, tramite il segretario con delega alle politiche per l’immigrazione, Domenico Chiatto, si esprime sulla legge di cittadinanza.

“Da più di 13 anni – afferma Chiatto – discutiamo sulle modifiche alla legge del 5 febbraio 1992, n. 91, e su come riconoscere la cittadinanza italiana ai cittadini immigrati e ai loro figli. La data del 15 giugno, prima discussione al Senato, era attesa con ansia da tutti coloro desideravano una nuova la legge per garantire i diritti civili, ma le nostre aspettative sono state vane”.

Riteniamo che si debba fare corretta informazione e chiarezza, sulle modifiche in discussione al Senato. Non è affatto uno Ius soli “puro”. La riforma che si andrebbe ad approvare, sostiene il sindacato, non prevede in alcun modo che chi nasce in Italia sia automaticamente cittadino italiano. “Se il Senato approvasse, come ci auguriamo, le modifiche, già votate dalla Camera dei deputati nel 2015, – affermano Aziz Sadid e Domenico Chiatto – la cittadinanza si otterrebbe secondo due meccanismi: lo Ius Soli temperato, che prevede che i bambini nati in Italia ma con il permesso di soggiorno, possano ottenere la cittadinanza italiana se hanno almeno un genitore in possesso del permesso di soggiorno permanente (ex carta di soggiorno) con parametri più restringenti nel caso in cui non sia cittadino europeo; e lo Ius Culturae, che prevede, invece, che il minore nato in Italia o arrivato qui prima del compimento di dodici anni, che abbia sostenuto un ciclo scolastico per almeno cinque anni. Se il minore ha frequentato la scuola primaria, lo deve superare con successo. La richiesta deve essere presentata da un genitore, regolarmente residente in Italia o dall’interessato entro due anni dal compimento della maggiore età. Per cui l’acquisizione della cittadinanza non sarà automatica, ma occorrerà farne richiesta – “Inoltre – aggiungono –  le norme sulle riforme della legge in materia di cittadinanza sono giustamente legate alla storia di ogni singolo Paese: i nostri politici devono perciò riuscire ad affrontare il tema in modo responsabile e superando le titubanze, com’è già avvenuto negli altri stati europei, per arrivare ad una riforma concreta che garantisca i diritti che le nuove generazioni figli di immigrati meritano”.

In accordo con le parole espresse dal segretario generale Anna Maria Furlan, che ha recentemente affermato come: “la politica deve prendere atto che i tempi sono ormai maturi, e dare la cittadinanza alle nuove generazioni è un gesto di democrazia, di civiltà e di giustizia sociale” il sindacato sostiene che non si possono alzare barriere laddove l’integrazione ha già superato ogni diversità”.

E’ importante, infine, valutare anche l’aspetto demografico. Come afferma il segretario Chiatto: “Nemmeno gli immigrati riescono a portare in positivo il saldo tra nascite e decessi. La questione demografica deve preoccupare la classe politica, che non deve perdere altre opportunità per investire sulle generazioni future: da questa strada passa anche il diritto di cittadinanza. Auspichiamo – conclude – che il Senato possa approvare tale proposta, che pur non completa, fornisce delle prime risposte”.

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Domenico Chiatto