Don Lumetti e lo studio Esagono

Parla Andrea Malavasi, co-fondatore della comunità «Nefesh»

Musica del diavolo? Macché…
Storia di don Lumetti, un prete di campagna che ha creato il leggendario studio Esagono di Rubiera perché voleva fare incontrare il mondo dell’insuccesso (i bisognosi ospiti di Nefesh) con quello del successo (i big della musica che registravano allo studio e si esibivano gratuitamente per gli ospiti della comunità). Dopo alcuni anni di chiusura lo studio ha riaperto il 18 giugno con una grande festa di inaugurazione.

“Ricordo ancora qual era il motto di don Lumetti: fare incontrare il mondo del successo con quello dell’insuccesso”. Il mondo del successo era rappresentato dai maggiori nomi dell’industria discografica italiana, che facevano la fila per venire a registrare nello studio nato in uno stabile di proprietà di Nefesh, comunità fondata proprio da don Lanfranco Lumetti per concedere ospitalità ai bisognosi.
A raccontare una storia che sembra uscita da un appassionante romanzo è Andrea Malavasi, co-fondatore di Nefesh che per anni ha prestato servizio presso l’Esagono come custode e tuttofare. Esagono che, dopo diversi anni di chiusura, ha riaperto e ha ricominciato l’attività con una grande festa di inaugurazione.
“Questo stabile in cui è sorto originariamente, e risorge ora lo Studio Esagono è magico – racconta Malavasi visibilmente emozionato – e pieno di storie interessanti. Era di proprietà di un anziano contadino della zona, che lo aprì per cominciare ad ospitare i bisognosi sotto la gestione di don Lumetti. Praticamente Nefesh nacque così e cominciò ad ospitare tossicodipendenti, alcolizzati, ex carcerati, disperati”.

Dopo alcuni anni di attività don Lumetti cercò di convincere il proprietario a vendere, ma senza successo: “Il proprietario era legato a questo posto per motivi sentimentali e proprio non voleva separarsene. Finché – racconta Malavasi divertito – non fu lo stesso proprietario a convincersi, quando Lumetti aveva già desistito: un maiale lo aveva fatto cadere proprio all’interno di questo stabile, cosa che prese come un segno che era venuto il momento di vendere al don”.
Su suggerimento di un ospite di Nefesh di allora (eravamo nel 1989) e di un obiettore di coscienza di servizio presso la comunità, entrambi appassionati di musica, Lumetti decise di trasformarlo in studio di registrazione. “Fu coinvolto Umberto Maggi, ex bassista dei Nomadi – racconta Malavasi – che venne a visitare il posto e a dare suggerimenti sulla struttura e sull’attrezzatura. Nel giro di pochissimo tempo, circa un anno, abbiamo ristrutturato il caseificio che ospita lo studio e smantellato le porcilaie che non servivano più, e poi lo studio è partito, diventando una cosa molto più grande di quanto nessuno avrebbe mai potuto immaginare”.

Leggi l’articolo intero di Giampaolo Corradini su La Libertà del 24 giugno

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