Se la speranza s’appoggia alle stampelle

Volontari della Sofferenza: la testimonianza di Lucia Ianett

Da sabato 3 giugno in diocesi arriva la “Staffetta della speranza”, una bella iniziativa di preghiera e comunione nata dal Centro Volontari della Sofferenza (Cvs), che quest’anno festeggia i 70 anni dalla sua nascita, nel territorio dell’Emilia Romagna. Il segno che contraddistingue la “Staffetta” è il passaggio di una reliquia di secondo grado del beato Luigi Novarese, il fondatore del Cvs beatificato nel 2013: si tratta delle stampelle del giovane Luigi, solitamente custodite nella Casa di Re (Verbania), che ricorderanno la sua esperienza di malattia e la fecondità del suo messaggio ricco ed attuale.

L’esperienza diretta, anzitutto: prima di essere ordinato sacerdote, Novarese è stato, in gioventù, gravemente malato; colpito da tubercolosi ossea – patologia per la quale nella prima metà del Novecento non esisteva una cura idonea – guarì per grazia di Dio per intercessione di don Bosco e di Maria Ausiliatrice. E così veniamo al suo messaggio: quel ragazzo “miracolato” decise di insegnare ai malati il cammino spirituale che aveva percorso nel dolore. “L’ammalato – ebbe a dire – deve diventare strumento di evangelizzazione, di sostegno del fratello sofferente, deve essere strumento di luce dove vive perché è lui che deve trasformare il suo ambiente”.

Detto fatto: come si può leggere nel diario di bordo online su www.operabeatoluiginovarese.org, la reliquia è già stata accolta a Ravenna-Cervia, a Bologna, Modena, Forlì… In attesa dell’arrivo ufficiale, i due vecchi bastoni che sostennero il malato Novarese sono già passati due volte “in incognito” a Reggio Emilia, tra una peregrinazione e l’altra; con epicentro l’abitazione di Lucia Ianett, vedova del diacono Giorgio Barigazzi, una delle forze più attive del Cvs diocesano. La prima volta, essendo Lucia impegnata per lavoro – è insegnante di Italiano all’Istituto Galvani Iodi – la teca contenente le stampelle è stata affidata a una coppia di amici del Cvs, Tommaso e Natalina, che semplicemente aprendo la porta di casa nell’arco di ventiquattr’ore hanno organizzato un Rosario e altri momenti di preghiera, con un afflusso di circa settanta visitatori. La seconda volta è stata lo scorso 13 aprile, Giovedì santo, quando il beato Luigi ha incontrato un suo amico speciale, Francesco, che soffre di autismo, sempre grazie a Lucia, stavolta nelle vesti di catechista della parrocchia cittadina di Sant’Agostino.

Leggi tutto il testo integrale dell’articolo di Edoardo Tincani su La Libertà del 3 giugno

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