Il Madagascar… in Jean Emmanuel

«Ravinala» e l’impegno di sostenere il ragazzino nel suo futuro

Un anno è passato e sono di nuovo in Madagascar. Anche se sono passati più di 30 anni dalla prima volta che sono atterrata in quest’isola dove la terra è rossa, dove i volti sorridono, dove la lingua è affascinante e complicata, dove incredibilmente mi sento a casa… ogni volta posare il piede qui è un’emozione incredibile. I primi giorni sono passati, tanti volti, incontri, situazioni, pensieri… questo Paese sempre più “ricco” e sempre più povero. Gente che non ha di che nutrirsi ed altri che girano con auto da 100.000 euro. Una violenza sempre più diffusa, anche verso la Chiesa, soprattutto se non si occupa solo di carità ma educa questo popolo affinché ritrovi la propria dignità, la voglia di autodeterminazione.

In tutto questo, cammino sulle strade degli artigiani con cui lavoro da anni, insieme a Ravinala. La prima visita è stata nel villaggio degli artigiani che lavorano la latta, nel piccolo quartiere ricostruito lo scorso anno dopo che un ciclone aveva distrutto le loro case e portato via tutto quello che possedevano. è bello vedere la cura con cui si stanno occupando delle loro case nuove, i piccolissimi giardini in cui coltivano fiori e fagioli, le galline che danno uova fresche ai loro bimbi. Sentire il loro entusiasmo, la loro voglia di andare oltre, di realizzare un orto comunitario, di veder crescere i figli in un luogo finalmente salubre. è stata una festa ritrovarsi.

Leggi tutto l’articolo di Maria Teresa Pecchini su La Libertà del 20 maggio

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