Daniele Piombi presenta… se stesso

Anche La Libertà vuole ricordare Daniele Piombi con una sua intervista realizzata per il giornale diocesano da Edoardo Tincani.

Da La Libertà del 6 dicembre 2006

Il primo giornale a lanciare una sua trasmissione fu “La Libertà”

Amarcord e attualità. Risate e lacrime. Aneddoti da tutto lo Stivale. E un livello di confidenza sorprendente.
C’è questo e molto altro ancora nell’incontro con La Libertà di Daniele Piombi. Un incontro che in realtà è un ritrovarsi dopoquasi cinquant’anni, da quando il settimanale cattolico fondato da monsignor Wilson Pignagnoli – primo giornale in Italia – dedicò un articolo con titolo a tre colonne al “figlio dell’ispettore Piombi” che debuttava in tivù, alla Rai, con “Tele Europa”. Da allora – Sessanta, Settanta, Ottanta, fino all’esilarante “spalla” nella “Domenica In” di Paolo Bonolis e a nuovi progetti con gli autori di “Libero” – gli “anni di Piombi” si sono succeduti senza sosta, accompagnando sul piccolo schermo i grandi cambiamenti intervenuti nel costume del nostro Paese.
È pressoché impossibile ingabbiare nello schema dell’intervista la lunga conversazione con questo signore della Tv nelle vesti di auto-presentatore.
La visita va in onda in un umido pomeriggio di fine autunno. Siamo in una villetta vicino alla parrocchia di Sant’Antonio, in città, e Piombi – c’era da dubitarne? – fa subito sua la scena come un consumato uomo di spettacolo, tra una sigaretta, un’occhiata alle foto di famiglia e l’imitazione – ora aulica, ora dialettale – di alcuni showman che vanno per la maggiore.

In questa casa il nostro si ferma solo una dozzina di volte l’anno, ma l’ha conservata – dice – per non recidere una parte troppo significativa delle proprie radici.
Perché per il resto, ormai da due decenni, abita a Milano, in Corso Sempione (“Ma sto molto in casa, per lo più a leggere”).

intervista-PiombiStavolta Piombi è sceso a Reggio per l’amicizia che lo lega a Vincenzo Iaquinta, campione del mondo in Germania, e alla comunità cutrese locale. Era lui, nella festa dell’Immacolata, a presentare l’accensione del maxi albero di Natale, proveniente dalla Sila, allestito in piazza del Duomo. E, nel dopocena dello stesso giorno, era sempre lui a condurre alla “Cavallerizza” uno spettacolo
calabro-reggiano, registrando nell’occasione uno speciale per Oasi Tv (canale 848 di Sky) insieme alla troupe di Domenico Gareri.
Reggio resta in cima agli affetti di Daniele Piombi sebbene la sua città natale sia S. Pietro in Casale (BO), dove in seguito si trovò come parroco il nostro Gilberto Baroni. Poi, finita la terza media, il trasloco a Reggio, dove vive gli anni giovanili.
Per un banale errore di un bidello, inviato dal padre, viene iscritto al Liceo scientifico “Spallanzani”. Sempre rimandato in matematica e fisica. Esperienze in “Gioventù Studentesca”, maturità “con
l’aiutino” e poi università a Firenze.

Ma è ancora a Reggio che, nel 1959, Piombi e Sandro Gasparini inventano il “Premio Regia Televisiva” in collaborazione con l’Ente Provinciale per il Turismo di Alcide Spaggiari.
È la trasmissione portafortuna.
Infatti Piombi non l’abbandonerà più, anche se a Reggio fa tappa soltanto per le prime due edizioni, per poi migrare sui palcoscenici di Salsomaggiore (19 anni, come “Premio Salso Tv”), Naxos e,
da 11 anni a questa parte, Sanremo.
Il meccanismo dell’Oscar Tv è sostanzialmente invariato: i critici televisivi della carta stampata votano a mo’ di referendum programmi & personaggi preferiti dell’ultima stagione catodica; 20 finalisti, 10 premiati.

Piombi ne è ideatore, presentatore e – insieme al manager Lello Marti – curatore organizzativo. E il 2 aprile 2007 l’Oscar celebrerà la sua 47a edizione, sull’onda di uno share che supera comodamente i 7 milioni di spettatori.
Gli altri legami con Reggio Emilia? “Merito dell’équipe «Ulisse», miei parrucchieri da una vita.
Poi i consueti déblocage per le Cantine Riunite, amante come sono di lambrusco, tortelli verdi e cappelletti”. La città, però, è cambiata parecchio. “Specie la viabilità; con tutte queste rotonde, ogni volta che esco dall’autostrada mi perdo regolarmente”. Un altro legame è quello giornalistico: “Per anni ho avuto a Reggio l’ufficio stampa, con la segretaria Carla Cocchi prima e il giornalista Giancarlo Zironi, poi”, aggiunge Piombi, che a sua volta è pubblicista dal ’69 e tuttora collabora con “La Gazzetta del Sud”, “Il Tirreno” ed il “Messaggero Veneto”. Ma le sue primissime corrispondenze di cronista furono scritte per “l’Avvenire d’Italia”, ancora per il tramite di mons. Pignagnoli.
E torniamo alrapporto con la Chiesa. AReggio Piombi frequentava la parrocchia di San Pietro e fu anche presidente dell’annessa associazione sportiva “Cupola”.
Il debutto come presentatore avvenne al Teatro San Prospero, dove il curato era don Giacomo Rinaldi, l’attuale decano del clero reggiano-guastallese.
“Io, Alberto Ruffini, Paolo Rosati e Guido Bertacchi, insieme alla cantante Marta Gironi, avevamo scritto una rivista intitolata Scusi, permette?, che proponemmo a don Giacomo. Doveva essere per una sera sola. Poi abbiamo fatto 9 repliche…”, ricorda Piombi. Di pienone in pienone, pur con qualche impiccio – tra multe della Siae e “coprifuochi” imposti dai Carabinieri per mancanza di autorizzazioni – la carriera era avviata.

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Gli aneddoti televisivi si sprecano. Andando a ritroso, i più divertenti sono i siparietti con Bonolis, ri-recitati quasi a soggetto, in cui Piombi fa la parte dell’inviato anziano e sgradito,
bersaglio degli sfottò dell’altro conduttore. Ma ci sono anche una scommessa vinta a cena con il forbito Enzo Tortora (8 passanti su 10 non conoscevano il significato della parola “anacoreta”, proprio come sosteneva Piombi) e la saggezza di Ettore Bernabei, che raccomandava sempre di usare un linguaggio semplice per farsi capire dal pubblico.
La serie positiva in tivù si apre con “Tele Europa” (1957-58). Poi “Viaggiare” – con Renée Longarini al fianco e la regia di Gian Maria Tabarelli – e gli innumerevoli Cantagiro, CantaEuropa, Festival di Napoli…
Una carriera longeva, tuttavia non esente dal morso della malattia. “Nel ’93 mi fu asportato un carcinoma alla vescica. Il prof. Gigi Colla, cui mi lega da allora una profonda riconoscenza, mi consigliò un ciclo di chemioterapia che io, svogliatamente, non accettai. Pagai quell’errore con altre sette metastasi, un intervento ancora più grave e 14 settimane di chemio. Ma finalmente sono
guarito”. Ecco il Piombi che non t’aspetti.
Quello che divulga anche i “dati sensibili”, se può insegnare a non trascurare la prevenzione del cancro; quello che oggi – racconta commosso – sarà all’Auditorium dell’Istituto Tumori di Milano, come fa da 15 anni, per presentare il Galà di Natale e contribuire a regalare buon umore a duemila malati in vestaglia, calvi, ma non “senza speranza” per la ricerca scientifica.

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C’è tempo, ancora, per parlare di disagio giovanile, della droga che circola a fiumi nelle scuole di Milano, di “emergenza educativa” (“Credo che, a partire dall’ambiente familiare, serva il coraggio di una disciplina più rigida”).
“Scusi il gap generazionale”, dice al momento del congedo. Si figuri, dottor Piombi, in mezzo al panorama desolante dei “Famosi”, lei merita il nostro piccolo Oscar Tv per la sincerità e l’animo giovanile.

Edoardo Tincani