Imparare dal contatto con gli animali l’incontro con l’altro e il diverso da noi

È uno dei principali scopi dell’associazione «L’Arca di Sara»

Nel suo appartamento, al 9° piano di una palazzina alla periferia di Reggio che si confonde fra le altre (dal cui balcone però si dominano dall’alto le fronde degli alberi, che al colpo d’occhio sembrano una ‘foresta urbana’), Sara De Rossi ha allestito una… mini fattoria. Non però le solite ‘tenere bestiole’ da compagnia (gatti, canarini, cagnolini) con, tutt’al più, qualche tocco di esotismo e la concessione ad un paio di specie rare: gran parte dei quattro (e più) zampe che ospita in casa, sono insetti, per giunta di dimensioni non comuni. Lei li accarezza, li ricopre di attenzioni, se li “coccola”, quasi fosse normale affezionarsi alle formicolanti zampette (si fa per dire, sono XXL…) di mega scarafaggi e millepiedi africani. Roba formato maxi insomma. “Ognuno dei miei animali”, spiega, “ha una storia particolare: non sono acquistati in negozio, ma adottati, recuperati da situazioni di difficoltà e abbandono, da contesti in cui i proprietari, pur amandoli, non potevano più occuparsene. Conosco le loro necessità e sento ciascuno come un intimo amico, che accudisco nel rispetto delle sue reali esigenze”.

All’originale campionario di bestiario già citato si aggiungano un «serpente del grano» dalla livrea color arancione intenso, tre esemplari femmine di «ratto albino» (“Polly, Margot e Fiona” – che non sono “ponghe” per freddi esperimenti da laboratorio, ma inquilini a tutti gli effetti), un sonnacchioso quanto viscido lumacone di una dozzina di centimetri ed un «insetto foglia secca» che mentre si mimetizza simula con stupefacente verosimiglianza il tipico ondeggiare provocato dal vento. Creature a loro modo affascinanti, che due secondi più tardi Sara ripone accuratamente nei rispettivi “microhabitat”, sciogliendo poi la ‘tensione’ percepita nel fotografo e nel cronista in seguito a quell’incontro molto ravvicinato con la fantasia creativa della natura.

Continua a leggere tutto l’articolo di Matteo Gelmini su La Libertà del 13 maggio

Insetti-stecco