Reggio, due mesi da capitale della Fotografia Europea

Da 12 anni, a Reggio, maggio vuol dire fotografia. Si sono inaugurate infatti venerdì 5 maggio scorso, presenti il ministro Dario Franceschini, il sindaco Luca Vecchi, il presidente della Fondazione Palazzo Magnani Davide Zanichelli, l’assessore alla Cultura della Regione Massimo Mezzetti e i tre componenti del Comitato scientifico Elio Grazioli, Walter Guadagnini e Diane Dufour, le dieci sedi che ospitano i lavori fotografici dei numerosi autori che quest’anno la rassegna presenta.
I chiostri di San Pietro, come sempre punto di partenza per iniziare la visita, ospitano quattro mostre: la prima, curata da Laura Gasparini, è dedicata a Gianni Berengo Gardin, fotografo che non ha bisogno di nessuna presentazione, ma la novità sta nel fatto che questa, oltre a presentare una notevole selezione di immagini, ha indagato anche l’archivio e lo studio del fotografo di Santa Margherita Ligure, mettendo l’accento sui metodi e sulle modalità impiegati per conservare alla memoria tutto il suo lavoro.

Vale la pena salire ai piani superiori per le 100 immagini che raccontano 100 anni di storia della fotografia sudafricana, mentre non ci ho capito niente, colpa mia naturalmente, nel progetto, curato da Joan Fontcuberta, dal titolo “Les nouveaux Encyclopédistes”. Il richiamo a Diderot e Jean-Baptiste Le Rond detto d’Alambert è evidente. Il curatore è quello che l’anno scorso ci propose le fotografie delle lumache che gli mangiavano gli inviti e le lettere messi nella sua cassetta della posta, mentre lui era assente per lavoro, e che quest’anno propone una selezione di artisti internazionali che “non cercano più, come in passato, di fare luce sulle ombre, ma di portare lucidità nel caos”, così recita il comunicato stampa, ma a me di lucidità ne hanno portato proprio poca.

Continua a leggere l’articolo di Giuseppe Maria Codazzi su La Libertà del 13 maggio

BonaventuraTommaso28