Quel bullismo invisibile

Tired Boy Studying In Bedroom

La campagna promossa da Tv e altri mezzi di comunicazione per la la sensibilizzazione contro bullismo, cyber-bullismo, uso scorretto del cellulare e dei social non è chiaramente sufficiente. Ad attestarlo è direttamente la cronaca, riportando di continuo avvenimenti gravi che denotano quanto il fenomeno sia diffuso tra i banchi di scuola e sfoci anche al di fuori dell’edificio scolastico, entrando poi attraverso chat e social nelle case delle vittime. Ed esperti e operatori sul campo affermano inoltre che quel che si sa e si conosce rappresenta solo la punta di un iceberg, quantificato in circa il 35% del fenomeno globale, che quindi in gran parte rimane sconosciuto, taciuto, invisibile agli occhi di docenti, genitori, educatori. Si direbbe che, con esso, sorge un altro grande problema: l’omertà, quel grande muro di paura che attanaglia le vittime che non sono in grado di superarla per far emergere il proprio disagio.

Forse siamo proprio noi adulti a non infondere in loro sufficiente sicurezza e fiducia, e nel loro quotidiano rimane invece forte e pungente la paura di ulteriori ritorsioni, sotto l’aspetto di violenza fisica o psicologica, rischiando una valanga di insulti del tipo: “Sei uno spione”… “Adesso la paghi”. I giovani sono coinvolti nella quotidianità in una serie di nuovi fenomeni comportamentali ad alto rischio, senza che il mondo degli adulti, genitori compresi, ne abbia la percezione. La legislazione sui social è in gran parte ignorata dagli stessi genitori, che ignorano il rischio di andare incontro a enormi disagi e problemi sociali, legali, penali.
A poco servono anche gli interventi della Polizia Postale nelle scuole di ogni ordine e grado: è inspiegabile come dilaghi l’ignoranza circa la conoscenza dei giovani sull’età della punibilità della legge quando si è minori.

Leggi tutto l’articolo di Mario Colletti su La Libertà del 29 aprile