La voce divina? Nelle passioni umane

La ricerca spirituale al centro del dialogo Camisasca-Tamaro

Tanti giovani e meno giovani, un migliaio di persone forse, si riversano in Cattedrale la sera di venerdì 17 marzo per il primo appuntamento del ciclo “Una voce nella mia vita”. In questi incontri, arrivati alla quinta edizione, in fondo si ripropongono le stesse domande sull’uomo e su Dio, dice il Vescovo nella sua introduzione, ma quest’anno le piste di risposta emergono dal dialogo con gli ospiti che sono stati invitati a parlare della loro esperienza. La prima è la scrittrice Susanna Tamaro, un eloquio prorompente racchiuso in un corpo minuto e ben curato e in una personalità limpida, quasi ascetica. Monsignor Camisasca la conosce da quando le indirizzò una lettera dopo la morte del padre di lei. Da questa frequentazione, proseguita negli anni anche nella quieta campagna attorno a Orvieto dove la donna abita, scaturisce una familiarità serena e, di conseguenza, un dialogo coinvolgente.
A favorire l’ascolto contribuiscono i brani di musica classica proposti in apertura e come intermezzo da un quartetto di giovanissime flautiste. (clicca per vedere il VIDEO integrale della serata)

Nel preambolo il vescovo Massimo mette a fuoco una parola, “noia”, che ragazzi di diversa estrazione sociale, qua e là per lo Stivale, hanno addotto come giustificazione di gesti distruttivi ai danni di cose (come le scuole danneggiate a Cadelbosco Sopra, Poviglio, Albinea) e persone. È fin troppo facile – afferma il pastore – mettere da parte questa motivazione come la frase di svitati, o spiantati. La responsabilità educativa impone invece di prenderla sul serio e di chiedersi perché a 15, 16, 18 anni ci si possa già sentire stanchi della vita. “Penso che la vita sia la cosa più trasgressiva che ci sia”, scandisce il Vescovo nel silenzio attento del tempio.
E subito si mette a leggere un brano da “Ogni angelo è tremendo”, uno degli oltre venti titoli pubblicati dall’ospite della serata.
Da lì inizia la conversazione, nella quale Susanna Tamaro mette a nudo molto di sé, ricordando l’infanzia difficile, l’adolescenza definita catastrofica e la giovinezza “tragica”: ma non dobbiamo permettere che il passato divori il nostro futuro, il suo messaggio.

Continua a leggere tutto l’articolo di Edoardo Tincani su La Libertà del 25 marzo

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