Papa Francesco ha ricevuto il presidente del Rwanda Paul Kagame

Papa Francesco ha ricevuto in udienza lunedì 20 marzo, nel Palazzo Apostolico Vaticano, il Presidente della Repubblica di Rwanda Paul Kagame.

Una visita che in qualche modo coinvolge anche la nostra Diocesi: da decenni il “Gruppo Rwanda Padre Tiziano” sta operando sulle colline di Munyaga attraverso tanti volontari e campi di lavoro; inoltre ha realizzato il Centro di Sanità Padre Tiziano e il Centro Scolastico Aurora Giovannini.

Inoltre in Rwanda grazie all’impegno di “don” Daniele Gianotti sono state realizzate tre Case Amahoro e il vescovo della locale diocesi di Kibungo, mons. Antoine Kambanda era presente domenica all’ordinazione episcopale del nuovo vescovo di Crema.

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Durante i cordiali colloqui – si legge in un comunicato della Sala Stampa Vaticana – sono state ricordate le buone relazioni esistenti tra la Santa Sede e il Rwanda. Si è apprezzato il notevole cammino di ripresa per la stabilizzazione sociale, politica ed economica del Paese. È stata rilevata la collaborazione tra lo Stato e la Chiesa locale nell’opera di riconciliazione nazionale e di consolidamento della pace a beneficio dell’intera Nazione. In tale contesto il Papa ha manifestato il profondo dolore suo, della Santa Sede e della Chiesa per il genocidio contro i Tutsi, ha espresso solidarietà alle vittime e a quanti continuano a soffrire le conseguenze di quei tragici avvenimenti e, in linea con il gesto compiuto da San Giovanni Paolo II durante il Grande Giubileo del 2000, ha rinnovato l’implorazione di perdono a Dio per i peccati e le mancanze della Chiesa e dei suoi membri, tra i quali sacerdoti, religiosi e religiose che hanno ceduto all’odio e alla violenza, tradendo la propria missione evangelica. Il Papa ha altresì auspicato che tale umile riconoscimento delle mancanze commesse in quella circostanza, le quali, purtroppo, hanno deturpato il volto della Chiesa, contribuisca, anche alla luce del recente Anno Santo della Misericordia e del Comunicato pubblicato dall’Episcopato rwandese in occasione della sua chiusura, a “purificare la memoria” e a promuovere con speranza e rinnovata fiducia un futuro di pace, testimoniando che è concretamente possibile vivere e lavorare insieme quando si pone al centro la dignità della persona umana e il bene comune.

Infine, c’è stato uno scambio di vedute sulla situazione politica e sociale regionale, con attenzione ad alcune aree colpite da conflitti o calamità naturali ed è stata espressa una particolare preoccupazione per il grande numero di rifugiati e di migranti bisognosi dell’assistenza e del sostegno della Comunità internazionale e degli organismi regionali.

gar