Sant’Ilario: il bello nelle religioni

Spettacoli gratis e dialoghi: parla l’ideatore Daniele Castellari

Dici Teatro L’Attesa e ti prepari a una sorpresa. Questa volta dal cilindro di Daniele Castellari escono incontri interreligiosi a ingresso gratuito, al Piccolo Teatro in Piazza di Sant’Ilario d’Enza (piazza IV Novembre), in cui spiritualità e recitazione si metteranno in dialogo. La formula? Tre brevi spettacoli curati dal regista-insegnante insieme a Piergiorgio Gallicani del Teatro delle Briciole, ad aprire altrettante conversazioni tenute dal teologo e scrittore Brunetto Salvarani, la prima con Shahrzad Houshmand Zadeh, musulmana e docente di Islamistica all’Università Gregoriana di Roma, questo sabato, 11 marzo, alle ore 17, sul tema “Allah è bello e ama la bellezza”.
Le altre due saranno con Paolo Naso, docente di Scienza politica all’Università La Sapienza di Roma ed esponente di punta della Chiesa Valdese, in programma mercoledì 22 marzo alle 21 su “I cristiani sul sentiero dell’agape”, e infine con Stefano Levi della Torre, architetto, pittore, esperto di ebraismo e scrittore docente al Politecnico di Milano, su “Nera son io eppure bella (Cantico dei Cantici 1,5)”, mercoledì 29 marzo alle 21.
Lo scopo di questa batteria di spettacoli dialoganti, promosso da Teatro L’Attesa e dal Comune di Sant’Ilario d’Enza in collaborazione con il circolo culturale locale “Inventori di strade”, è ascoltare, conoscere e “stimare la spiritualità e la bellezza del sentimento religioso autentico”. Siamo riusciti a carpire qualcosa in più dalla “mente” del progetto.

Castellari, come avete partorito questa nuova idea e perché?
Siamo un piccolo teatro che ricerca. Oltre al cartellone degli spettacoli, ogni anno ci piace inventare un nuovo spazio creativo da offrire a un pubblico sempre nuovo. L’idea di mettere insieme il teatro e la spiritualità delle religioni monoteiste e mediterranee ci è sembrata una bella sfida in accordo con i tempi che viviamo, con l’idea che l’arte educhi alla contemplazione e che quindi metta in dialogo culture e fedi diverse. In fondo l’originaria vocazione del teatro non è l’essere fine a se stesso e alla propria riuscita ma essere testimone di qualcosa che riguarda da vicino la comunità umana e il suo modo di pensare, di credere, di vivere.

Leggi tutta l’intervista completa realizzata da Edoardo Tincani su La Libertà dell’11 marzo

 

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