Impazza (?) lo shopping culturale

Usi, non usi e abusi del «bonus» di 500 euro per i diciottenni

Il Governo, con la Legge di Stabilità 2016, ha stanziato 290 milioni di euro per il bonus 18enni: chi diventa maggiorenne nel biennio 2016-17, potrà spendere la somma messa a disposizione di 500 euro esclusivamente per il proprio arricchimento culturale.
L’iniziativa, però, non sta avendo l’effetto sperato, ossia incentivare i giovani neomaggiorenni al sapere, alle arti, alla cultura per l’appunto.
Il vizio forse si nasconde alla radice: cosa significa “cultura” per un 18enne? Dove, e da chi ha appreso il suo significato?
L’intera società, da tempo, sta allontanandosi dalla vera cultura, dalla voglia di apprendere. Conoscere e sapere sembra non solo essere un’attività troppo faticosa per i giovani, ma nel contempo inutile. Qualcuno avrebbe giustamente detto che la cultura può sconfiggere anche il terrorismo. Ma di quale cultura si sta parlando? Non certo di quella che si “compra”: occorre un approccio diverso, che fa leva sull’educazione alla cultura. Allora combattere anche il terrorismo attraverso manifestazioni culturali, qualunque esse siano, diventa un approccio fondato. Chiedendo a un gruppo di giovani come intenderanno spendere il bonus, le varie risposte date possono essere con tristezza riassunte in una parola: superficialità. Molti avrebbero preferito potersi comprare vestiti, smartphone, cellulari e tablet, ed il rammarico per non poterlo fare, date le precise restrizioni date dal Governo sulle modalità di spesa del bonus, sono evidenti: “purtroppo” il bonus 18enni va speso esclusivamente in libri, concerti, cinema, mostre e spettacoli, aree archeologiche, teatri.

Leggi tutto l’articolo di Mario Coletti su La Libertà dell’11 marzo

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