Le aperture della Chiesa cattolica alle religioni ebraica e islamica

Continua la pubblicazione degli articoli sul dialogo interreligioso curati da un nostro collaboratore. Il primo contributo si trova su La Libertà del 21 gennaio scorso.

Papa san Giovanni XXIII fu ex Nunzio apostolico in Turchia. Certo ebbe l’opportunità di conoscere da vicino l’Islam. Da Pontefice iniziò ad intessere contatti con le autorità centrali di altre religioni, in vista del Concilio Vaticano II e, in particolare, con quella ebraica e con quella islamica. Furono istituite commissioni miste di teologi vaticani e di studiosi laici per conoscere a fondo la religione islamica onde individuare i punti condivisibili e di dissenso, per evitare espressioni o atteggiamenti che, pur in buona fede, potessero compromettere il dialogo. Ciò senza nulla concedere sul piano del nostro Credo, per compiacere l’interlocutore, ma anche senza dare l’impressione di voler, in alcun modo, convertirlo alla nostra religione.
Il dialogo non può avvenire senza conoscenza dell’Islam, profonda umiltà e pazienza, rispetto, stima, fiducia, buona fede e, da parte nostra, carità cristiana. Inoltre il nostro comportamento leale sarà determinante ai fini di un buon rapporto interpersonale.
Molto attivo è il Pontificio Istituto di Studi Arabi e d’Islamistica (P.I.S.A.I.) del quale fu presidente un grande studioso dell’Islam, padre Maurizio Borrmans che, con padre Samir Khalil Samir, è una delle “colonne” dello studio dell’Islam in seno alla Chiesa cattolica.

Leggi tutto l’articolo su La Libertà del 18 febbraio

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