A Santa Croce un labOratorio di progetti educativi

Fin dalla sua fondazione sotto la paternità “salesiana” di don Vittorio Chiari, l’Oratorio Don Bosco ha affrontato con coraggio le frontiere educative più difficili.
L’alta concentrazione, nel quartiere Santa Croce, dell’immigrazione degli anni ’90, ha reso il nostro cortile un intreccio di culture, lingue, religioni e provenienze assai diverse. Oggi prevalgono decisamente i figli degli immigrati dall’Africa sub-sahariana, ma non mancano slavi, magrebini, orientali, balcanici, sudamericani e anche italiani da altre regioni. Un mix etnico-culturale che a noi adulti incute timore, mentre ai ragazzi appare naturale. È il loro mondo, dove la diversità è la cifra dominante, con qualche fatica a capirsi ed accettarsi, ma anche la continua scoperta di novità e risorse.
Vanno piuttosto male a scuola, i nostri ragazzi, ma sanno danzare la vita. Nel trasporto del loro corpo, che si lascia cullare dalle onde della musica, ci ritroviamo spiazzati con le nostre categorie educative. Certo, sarebbe bello se avessero genitori un poco più presenti (molti hanno frammenti di famiglia sparsi in tutto il mondo), se stessero fermi e attenti a scuola, se fossero più puntuali, ordinati e responsabili. Ma i tanti doni che si portano appresso ci costringono a imparare da loro qualche segreto della vita.

Leggi il testo integrale dell’editoriale di don giordano Goccini su La Libertà dell’11 febbraio 

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