Est Europa: la Resistenza ebraica

Pubblichiamo la prima parte di una relazione, scritta dal nostro collaboratore Luigi Rigazzi, sulla Resistenza ebraica nell’Est Europa; il testo ha costituito la traccia per la sua conferenza di venerdì 27 gennaio nella parroccha di in Sant’Agostino a Reggio. 

La memoria dell’offesa 
Per non dimenticare
L’immane tragedia della Shoah che ha decimato ed in alcuni casi cancellato intere comunità di ebrei in tutta Europa, nei paesi dell’Est Europa è stata veramente devastante. Dove non erano riusciti i vari pogrom, che si sono succeduti a partire dal primo del 1389 che devastò la comunità ebraica di Praga, all’ultimo prima della tragedia scatenata dai nazisti, in Ungheria dove furono trucidati 1.500 Ebrei, l’eccidio fu portato a termine da squadre fasciste, comandate da padre Andrea Scun, che fa fucilare uomini, donne e bambini al grido: Nel sacro nome di Gesù Cristo, fuoco! Da un calcolo approssimativo si stima che nei sette secoli in diverse migliaia di pogrom furono sterminati oltre 180.000 ebrei. Questa immane carneficina non era riuscita ad estirpare completamente gli ebrei dall’Est Europa, ma con l’avvento di Adolfo Hitler al potere in Germania e dopo l’occupazione di tutti i territori dalla Polonia alla Russia e con la messa in pratica della Soluzione finale della questione ebraica / Endlösung der Judenfrage, seguendo le istruzioni del Protocollo di Wannsee (Conferenza di Wannsee), del 20 gennaio 1942, dettato da Reinhard Tristan Eugen Heydrich 2 e redatto da Adolf Eichmainn 3 articolato in quattro paragrafi, composto da 15 pagine, dove si decide lo sterminio totale degli Ebrei, da mettersi in pratica con metodi scientifici, si arrivò alla quasi totale cancellazione di tutte la comunità ebraiche che vivevano in quei territori.

Leggi il testo integrale del saggio di Luigi Rigazzi su La Libertà del 4 febbraio

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