Sulla strada della vera gioia

Si celebra in diocesi DOMENICA, ma le porte del Seminario restano aperte anche con la Messa del martedì. Settimana comunitaria dal 19 al 25 marzo

Domenica 22 gennaio ricorre in diocesi la 9a Giornata del Seminario, quest’anno tematicamente incentrata su un passo del Vangelo di Matteo, il versetto 19 del capitolo 4, “Venite dietro a me”. È un appuntamento, questo, che nel tempo si è consolidato e che i fedeli delle nostre parrocchie hanno imparato a conoscere. In diversi peraltro lo attendono cogliendolo come un’occasione per contribuire a 360 gradi alle necessità della vita del Seminario.
Senza dubbio però, questo evento – che ha cadenza annuale – merita e necessita di essere ulteriormente promosso e rilanciato, e di riverberarsi anche nella quotidianità della vita delle parrocchie non solo per un giorno all’anno.
L’onda lunga della crisi infatti continua ad aleggiare sul nostro tempo – crisi in senso ampio, di valori, del senso di fede… ma anche crisi economica –, il che ci chiede di non abbassare la guardia.

Cosa significa? Pensiamo a qualcosa a cui teniamo, qualcosa che abbiamo di caro e che ci sta molto a cuore: non facciamo di tutto per preservarla, proteggerla?
L’esperienza dell’ingresso in Seminario di un giovane, specie di questi tempi, è certamente paragonabile al ripetersi di un piccolo miracolo, lo sbocciare di un fiore raro in un contesto di progressiva desertificazione di valori.
In questo senso, dovrebbe crescere in tutti una sempre maggiore consapevolezza dell’importanza del cammino vocazionale di questi giovani uomini. Partendo dall’idea che il Seminario non è tanto – o non solo – un ‘posto’ inteso come semplice luogo fisico munito un numero civico (…a proposito: lo stabile è in viale Timavo 93 a Reggio Emilia), ma anche e soprattutto una fucina per chi sta imparando a votarsi completamente al servizio del prossimo e del popolo di Dio. Sono proprio i nostri preti di domani, e l’ordinazione presbiterale è un traguardo fatto di piccoli passi giornalieri.

Leggi tutto l’articolo di Matteo Gelmini su La Libertà del 21 gennaio

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