Le Nazioni Unite vogliono una moratoria universale delle esecuzioni capitali

Il 19 dicembre 2016 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha confermato la richiesta di porre fine alla pena di morte con il voto di una nuova Risoluzione che invita gli Stati a stabilire una moratoria sulle esecuzioni, in vista dell’abolizione della pratica. Questo è il sesto testo pro-moratoria a essere adottato dal 2007.

La nuova Risoluzione è stata adottata con 117 voti a favore (come nel 2014), 40 no (due in più rispetto ai 38 del 2014), mentre gli astenuti sono stati 31 (3 in meno rispetto al 2014) e 5 assenti al momento del voto (uno in più rispetto al 2014).

Nonostante il testo contenga un emendamento, votato in terza commissione a novembre su proposta di Singapore, che fa riferimento alle prerogative degli Stati di decidere quale tipo di pena comminare di fronte ai reati più gravi, sono decisamente più rilevanti i passi positivi registrati nel rafforzamento del testo.

Quanto ai nuovi voti a favore, provenienti per la maggior parte dal Continente africano e da Paesi che prima si astenevano, si segnalano quelli di Guinea, Malawi, Namibia, Swaziland, così come quello delle Isole Salomone e dello Sri Lanka. E’ passato ad un voto a favore anche Nauru, che nel 2014 era assente. Lo Zimbabwe è passato da un voto contrario all’astensione.

Sergio D’Elia, Segretario di Nessuno tocchi Caino ha dichiarato: “Voglio ricordare che i voti a favore per la prima volta dello Swaziland e del Malawi sono stati il frutto di una missione di Nessuno tocchi Caino, grazie al sostegno del Ministero degli Esteri italiano, volta proprio ad ottenere un voto favorevole all’Assemblea Generale, mentre nel 2014 lo Zimbabwe era stato un paese target di una nostra missione.” Hanno rafforzato invece il fronte dei no il Burundi ed il Sud Sudan prima a favore e le Maldive precedentemente astenute. Sono passati da un voto a favore all’astensione le Filippine, le Seychelles, la Guinea Equatoriale ed il Niger mentre il Lesotho assente nel 2014, si è astenuto quest’anno. Tra gli assenti si segnalano la Repubblica Democratica del Congo ed il Senegal, astenuti nel 2014 ed il Rwanda, precedentemente a favore.

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La Risoluzione di quest’anno è stata rafforzata nella parte in cui chiede agli Stati di “rendere disponibili le informazioni rilevanti circa l’uso della pena di morte” (tra l’altro, disaggregando per sesso, età e razza i dati sulla pratica della pena di morte oltre a fornire anche il numero di detenuti nel braccio della morte e le informazioni sulle esecuzioni fissate). L’Assemblea Generale per la prima volta ha riconosciuto il ruolo che svolgono gli organismi nazionali sui diritti umani a sostegno di dibattiti locali, nazionali e regionali sulla pena di morte, così come per la prima volta ha evidenziato la necessità che chi rischia la pena di morte sia trattato con umanità e rispetto della sua dignità secondo quanto sancisce il diritto internazionale in materia di diritti umani. “La conferma dei voti a favore di una moratoria universale delle esecuzioni capitali è importantissima in un momento in cui, di fronte all’emergenza terrorismo, si rischia di abdicare ai principi dello Stato di Diritto invece di rafforzarli. Il voto dell’Assemblea Generale ci indica che occorre continuare a lavorare per innalzare la soglia di tutela della dignità umana nel rispetto dei trattati internazionali – ha dichiarato il Segretario di Nessuno tocchi Caino. D’Elia ha concluso affermando che: “Il nuovo voto al Palazzo di Vetro, il sesto in nove anni dell’Assemblea Generale ONU, dimostra che la via del dialogo, liberale e antiproibizionista della moratoria – e non dell’abolizione tout court della pena di morte – che sin dal 1993 Nessuno Tocchi Caino e il Partito Radicale Nonviolento, Transnazionale e Transpartito hanno scelto di percorrere e proporre in tutte le sedi internazionali, ha dimostrato di essere la via maestra per superare ostacoli apparente insuperabili e aprire porte altrimenti inaccessibili”.