Le poche cose che contano

Incontro con don Luigi Verdi, fondatore della Fraternità di Romena

La carezza di un genitore che ha perso un figlio è un gesto di gioia e commozione insieme. Don Luigi Verdi, sacerdote della Diocesi di Fiesole e fondatore della Fraternità di Romena, al termine del suo primo incontro a Reggio ha invitato davanti all’altare della chiesa di Pieve Modolena due genitori reggiani, madre e padre, che hanno perso una figlia alcuni anni fa. A loro don Luigi (Gigi) ha chiesto di dare una carezza ai presenti, circa trecento persone, e di ungerli con olio di nardo, unguento preziosissimo con il quale Maria di Betania ha unto i piedi di Gesù.
Più preziosa ancora però è la bellezza e l’intensità di quel gesto che si è svolto tra abbracci e lecrime. “L’amore è fatto di azioni concrete e di fedeltà, non solo di parole”, aveva detto poco prima il sacerdote, che ha aggiunto: “I gesti di tenerezza sono il punto più alto dell’amore”.
Chi ha perso un figlio ha tutto il diritto di maledire. Ma chi, senza nessuna certezza, trasforma la maledizione in una benedizione, cambia la propria vita e quella degli altri. “In questi 25 anni che esiste la Fraternità non ho trovato nulla di più grande. Non possiamo infatti cambiare la nostra vita, ma il nostro modo di guardare ad essa”.

E’ la sera di giovedì 13 ottobre e nella chiesa di Pieve si è radunata una piccola folla. Ci sono don Gianni Manfredini, il parroco dell’unità pastorale Santa Teresa di Calcutta, e i suoi vicari don Luigi Rossi e don Daniele Bassoli. Alcune persone vengono anche da fuori Reggio. Da un anno e mezzo in diocesi è attivo il gruppo “CamminaRE con Romena” che ripropone anche nel nostro territorio la spiritualità della Fraternità nata 25 anni fa nel Casentino, sulle montagne fra Arezzo, Firenze e Forlì.
Don Gigi ha riservato a Reggio il primo incontro di preparazione in vista di un convegno sulla Leggerezza che la Fraternità tiene a Padova il 5 novembre. Le poche cose che contano è il tema della serata.
L’incontro ruota intorno a sei concetti base (in grassetto), ognuno introdotto da un breve video. Don Gigi parla in piedi, si esprime con un linguaggio figurato alternando a tipiche espressioni toscane (strullo, bischero, mi garba) citazioni di teologi, filosofi, cantanti e passi delle Scritture. I temi che affronta sono quelli che gli stanno più a cuore per rispondere alla domanda “Cosa serve per vivere?”. “A Romena diciamo che ogni essere umano ha bisogno di almeno tre cose: un pezzo di pane, un po’ di affetto e di sentirsi a casa da qualche parte”.

Continua a leggere tutto l’articolo di Emanuele Borghi su La Libertà del 22 ottobre

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