Confcooperative a confronto con Luca Vecchi

La regolarità del lavoro, le gare al massimo ribasso, l’assegnazione dei lavori pubblici, il futuro della Camera di Commercio, il disegno di sviluppo della città: è una Confcooperative a tutto campo quella che  ha incontrato il Sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi, chiedendo al primo cittadino un particolare impegno su questioni che hanno assunto – come ha detto il presidente Matteo Caramaschi – un carattere di vera e propria emergenza.

Non è comunque un’azione solitaria quella chiesta a Vecchi da parte di Confcooperative: al contrario, un ruolo di stimolo e di coordinamento di azioni fondate su un confronto più concreto e continuativo con tutti i soggetti economici e sociali, pubblici e privati, che possono concorrere a superare impasse e situazioni di criticità che condizionano pesantemente lo sviluppo locale.

Nell’ambito dei lavori del Consiglio provinciale dell’organizzazione (cui Vecchi ha partecipato insieme agli assessori Alex Pratissoli e Valeria Montanari), Caramaschi è partito deciso sulla questione del lavoro: “si parla del lavoro nero riferito dalle cronache, ma poco o nulla si parla dei disastri quotidiani che si consumano con il lavoro sottopagato, con le imprese sane e regolari che non riescono ad aggiudicarsi una commessa o un appalto privato che sia semplicemente rispettoso di quanto previsto dai contratti di lavoro”.

Da Caramaschi, poi, un deciso affondo. “Senza l’apporto della committenza, degli organi di vigilanza e degli stessi sindacati – ha detto il presidente di Confcooperative – stiamo finendo nel vicolo cieco degli stati di crisi, con le cooperative da una parte strozzate dai committenti e, dall’altra, attaccate da rappresentanti dei lavoratori anche laddove riescono a garantire occupazione al costo di una riduzione delle retribuzioni così come previsto dalla legislazione”.

“Chiediamo allora al Sindaco Vecchi – ha detto Caramaschi – di farsi carico di una situazione gravissima, prendendo in mano le redini di un percorso che ci deve portare rapidamente ad un patto serio e concreto tra i soggetti che ho citato, perchè è qui che risiede la possibilità di superare irregolarità diffuse che producono danni economici e sociali rilevantissimi”.

Una richiesta, quella di Confcooperative, associata anche ad un esplicito apprezzamento nei confronti del Sindaco di Reggio per il lavoro che sta compiendo in relazione alle indicazioni messe a punto dalla Regione per superare il criterio del massimo ribasso nell’affidamento dei servizi alle cooperative sociali e per valorizzare il lavoro delle persone fragili.

Il presidente di Confcooperative ha poi alzato il tiro sulla relazione tra l’assegnazione dei lavori pubblici e le imprese locali. “Non chiediamo di stravolgere o fermare il mondo, ma siamo convinti che il lavoro pubblico condotto dalle imprese locali generi ricadute che sono state troppo a lungo sottovalutate”. “Proprio per questo – ha aggiunto Caramaschi – siamo convinti che non si alteri affatto il mercato quando si asseconda il principio che l’investimento delle pubbliche amministrazioni deve e può essere vera ricchezza economica per il territorio, un’opportunità di crescita reale  che riguarda, innanzitutto, il lavoro”.

la-sala-consiglio-di-confcooperative

A proposito del futuro cammino della Camera di Commercio, orientata dalla riforma nazionale verso accorpamenti con altri Enti analoghi, il presidente di Confcooperative ha ricordato che le associazioni d’impresa si sono espresse in termini di area vasta, che possa vedere insieme Reggio Emilia, Piacenza, Parma e Modena. “Su questa linea – ha detto Caramaschi – riteniamo importante l’impegno e le valutazioni che il Sindaco Vecchi può esprimere e può raccogliere anche in una relazione con le altre realtà territoriali interessate per valorizzare patrimoni, funzioni, ricadute dirette e indirette del lavoro camerale”.

Da Confcooperative, poi, una serie di valutazioni e proposte in relazione ad una programmazione di riassetto del territorio e dei servizi che sta determinando una sorta di “reggiocentricità”, segnata – secondo la centrale cooperativa – da limiti evidenti.

“I piani di sviluppo della città, che riguardino le scuole, le residenze, le aree produttive, la viabilità o i servizi ospedalieri – ha detto Caramaschi – debbono relazionarsi più strettamente con un intorno molto vasto che rischia di subire ripercussioni non indifferenti e non sempre positive”.

“Ecco perchè – ha concluso Caramaschi – chiediamo piani di sviluppo che, partendo dal comune capoluogo, guardino a tutto il territorio provinciale soprattutto a seguito di riforme istituzionali che assegnano in tal senso un deciso primato proprio ai capoluoghi di provincia”.

luca-vecchi-e-matteo-caramaschi

LE RISPOSTE DI VECCHI

Puntuali, e molto apprezzate dai componenti il Consiglio provinciale di Confcooperative, le osservazioni e le risposte di Vecchi, la prima delle quali è giunta proprio sul tema del lavoro. “Raccolto un invito che diventa impegno – ha detto Vecchi – ad essere promotore di un nuovo dialogo tra le parti in causa (cooperative di servizi, committenza, sindacati), perchè dobbiamo fare uno sforzo importante per contrastare insieme l’irregolarità, così come per orientare il lavoro ad una maggiore qualità”.

Chiare le parole di Vecchi anche in tema di gare e appalti: “stiamo lavorando intensamente affinchè si esca dalla logica del piccolo ribasso economico che basta a stravolgere il dato della qualità, e se questo vale in tutti gli ambiti, a maggior ragione vale in quell’area dei servizi in cui sono impegnate, ad esempio, le cooperative sociali di inclusione lavorativa”.

E sulla Camera di Commercio e i futuri accorpamenti, Vecchi ha parlato della necessità di uscire dalla logica del campanile per approdare a quella della cooperazione tra città. L’area vasta individuata come approdo (da Piacenza a Modena) è quella giusta, secondo Vecchi, che ha comunque aggiunto che occorrerà capire meglio le volontà degli altri soggetti coinvolti per compiere un processo comunque ineludibile.

Molte le analisi e le proposte di Vecchi a proposito dello sviluppo del territorio, degli investimenti pubblici su innovazione, cultura, viabilità e sapere e delle conseguenze determinate da una lunga crisi che ha esteso i livelli di fragilità sociale, ha più che raddoppiato il tasso di disoccupazione, ha determinato la chiusura anche di aziende storiche, ma ha comunque visto una capacità di tenuta del sistema locale ben più alta che altrove e che, sebbene non ci consenta ancora di parlare di crescita, ci permette comunque di registrare una ripresa