Per trent’anni è stato l’angelo dei malati

Sacerdote di vasta cultura e saggezza di vita, monsignor Ambrogio Morani ha portato in corsia il conforto della fede con un’indole accogliente e «giullaresca»

Mi dà il benvenuto proprio così, a braccia spalancate, dopo avermi brevemente scrutato da dietro gli occhiali da vista, regalandomi subito uno dei suoi tipici motti di spirito seguito da quel sorriso paterno ed anche un po’ sornione che lo rende subito ‘vicino’.
Il 29 ottobre compirà 87 anni, monsignor Ambrogio Morani, eppure gli bastano pochi secondi per identificarmi, grazie a quella lucidità intellettuale sorprendente che ancora conserva. Nel suo modo di accoglierti segue fedelmente le ‘prescrizioni’ del Medico (quello delle anime, con la M maiuscola), elargendo a chiunque un trattamento terapeutico a base di spiritualità e buonumore. Incontrare “don Ambrogio” è avere l’impressione di trovarsi davvero dinanzi a un uomo di Dio, qualcuno con cui poter parlare senza timore, sentendosi anzitutto ascoltati e compresi…
Benedetto XVI, in chiusura della Prefazione al suo primo saggio «Gesù di Nazaret», scriveva: “ognuno è libero di contraddirmi. Chiedo solo… quell’anticipo di simpatia senza la quale non c’è alcuna comprensione”… è forse il segreto dell’inizio di ogni relazione con gli altri; tanto più per un sacerdote, che ha la missione di portare Cristo ed il Vangelo alla gente. Perché il Mistero, per poter essere ‘accostato’, necessita di una scintilla di umanità, di tenerezza, di calore.

Continua a leggere l’articolo di Matteo Gelmini su La Libertà del 15 ottobre

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