Non di solo Google vive lo storico

Sandro Spreafico e la vocazione del proprio mestiere

Chi conosce Sandro Spreafico rimarrà stupito dal peso della sua ultima fatica letteraria, Historia. Innamorarsi di una “scienza sporca”: appena 150 pagine o poco più, pubblicate da historia-copertinaFrancoAngeli (www.francoangeli.it).
Lo avevamo lasciato, due anni fa, con l’imponente volume sul servo di Dio monsignor Dino Torreggiani, “Il calice di legno”, uscito per i tipi de “Il Mulino”, che ha goduto di diverse presentazioni sul territorio diocesano, l’ultima delle quali nella nostra montagna.
Questa volta il noto professore reggiano non è alle prese direttamente con personaggi, maggiori o minori, della storia contemporanea, lui che si è formato alla scuola di Eugenio Dupré e Lino Marini, presso l’Università di Bologna.
No. Stavolta la lucerna dello storico è puntata su se stesso, in una sorta di retrospettiva critica, e autocritica, su un mestiere che, nato in un mondo fatto di carte polverose, oggi sta cambiando riferimenti e strumenti.

L’opera è pervasa, come una tensione di fondo, dalla preoccupazione di “passare” un metodo di lavoro appassionante e faticoso a giovani ricercatori e insegnanti del terzo millennio. Con un chiodo fisso, un’inquietudine da salvare perché ne va della qualità del mestiere: lo spirito critico.

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