Fecondazione assistita, numeri disastrosi

Da La Libertà del 6 agosto

Il 90,68% degli embrioni trasferiti in utero per la fecondazione extracorporea è destinato a morte certa

Il 90,68% degli embrioni trasferiti in utero per la fecondazione artificiale è destinato a morte certa. A settembre del 2014 l’Aigoc (Associazione italiana ginecologi e ostetrici cattolici) così scriveva in un opuscolo scientifico. I numeri danno ragione all’Associazione e rendono drammatica la pratica della fecondazione extracorporea.
Nella relazione presentata dal ministro della Salute al Parlamento la tab. 3.4.13 a pag. 106 dice che nel 2014 sono stati fecondati 170.629 dei 238.427 ovociti raccolti, ai quali vanno sommati i 16.536 embrioni scongelati (tab. 3.4.16 pag. 107) ed i 2.518 embrioni formati dopo scongelamento di ovociti (tab. 3.4.25 pag. 116). I nati vivi sono 10.976 e 28.757 gli embrioni crioconservati. Quindi gli embrioni usati sono stati 189.683, quelli “vivi” ottenuti sono 10.976 (quelli effettivamente nati) e 28.757 congelati. Facendo la differenza risultano 149.950 embrioni sacrificati. Una cifra che dà ragione a chi dice che la fecondazione artificiale è una tecnica medico-scientifica statisticamente inaccettabile. La tendenza è in crescita perché i 149.950 embrioni sacrificati sono 6.180 in più rispetto al 2013, e i 28.757 embrioni crioconservati sono 6.614 in più rispetto al 2013. L’articolo 1 della legge 40/2004, articolo per ora non smontato dai tribunali, dice che è consentito il ricorso alla procreazione assistita facendo attenzione che vengano assicurati “i diritti di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito”.
Governo e Parlamento sembrano ciechi di fronte al disastro di questi numeri. Il piccolo embrione concepito non è di destra né di sinistra e la sua tutela come “essere” della specie umana dovrebbe anteporsi ad ogni polemica.

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L’innalzamento dell’età media delle donne che chiedono la fecondazione artificiale è un’altra delle questioni critiche. Nel 2014 l’età media è stata di 36,7 anni. C’è anche l’aumento progressivo delle pazienti con più di 40 anni che iniziano un ciclo con le tecniche a fresco (32,9% nel 2014, rispetto al 31,0% nel 2013, e al 20,7% del 2005). Nel gruppo di donne di età 40-42 anni c’è un minore tasso di gravidanze a fresco ottenute (13,2%), che scende al 5,3% nelle donne con età superiore a 43 anni. L’insuccesso delle gravidanze insorte dopo fecondazione extracorporea cresce notevolmente nelle donne di età compresa tra 40-42 (35,9%) per raggiungere il 49,5% dai 43 anni in su. Se si mantiene questo andamento il numero degli embrioni sacrificati ovviamente continuerà a crescere.
Viene proprio da affermare che la fecondazione extracorporea non è la strada migliore per combattere la sterilità e l’infertilità di coppia.
Nonostante il rinnovarsi delle metodiche gli insuccessi sembrano insuperabili perché la tecnica in sé è “contro natura”.

Gabriele Soliani