Presentato il libro ‘MAB UNESCO Persone e Natura nell’Appennino tosco emiliano’

Mercoledì 6 luglio è stato presentato il libro ‘MAB UNESCO Persone e Natura nell’Appennino tosco emiliano’. Alla presentazione ha partecipato l’editore Mauro Massa, presidente Edizioni Diabasis, il presidente del Parco Nazionale Fausto Giovanelli e il presidente del Fai delegazione di Parma Giovanni Fracasso. Il volume sarà disponibile a breve nelle librerie ed possibile richiederlo alla casa editrice DIABASIS (www.diabasis.it).

“Il riconoscimento MaB UNESCO è stato recepito con grande soddisfazione dal Parco Nazionale e dai 38 Comuni coinvolti – spiega Mauro Massa, presidente Edizioni Diabasis – Parlando direttamente con la popolazione abbiamo toccato con mano le aspettative degli abitanti. Occorre considerare che quest’area di montagna vede una popolazione in qualche modo sfiduciata che nel riconoscimento MaB UNESCO trova qualcosa di positivo, una possibilità concreta. Siamo solo all’inizio. Occorre che ognuno prenda coscienza che il futuro è nelle nostre mani e che questo riconoscimento potrà dare dei risultati e delle ricadute positive a questo territorio se d’ora in avanti riusciremo, tutti insieme, a sviluppare delle attività che, partendo dalla MaB, possano rivelarsi positive. E’ chiaro che tutto questo è possibile se ci sarà un coinvolgimento reale e, quindi, una comunicazione puntuale a tutti i protagonisti coinvolti. La pubblicazione del volume  ‘MAB UNESCO Persone e Natura nell’Appennino tosco emiliano’ ha proprio questa finalità. Per la realizzazione dell’opera mi sento di ringraziare la curatrice Alessandra Curotti, il capo redattore di Diabasis, Leonardo Del Giudice e Anna Bartoli che ha curato la parte grafica”.

Come anteprima del volume, proponiamo la presentazione del presidente del Parco Nazionale di Fausto Giovanelli.

“ll 9 giugno 2015, a Parigi, Unesco ha riconosciuto l’Appennino Tosco Emiliano come riserva mondiale dell’Uomo e della Biosfera (acronimo MaB). Certamente un grande successo per il territorio per il Parco Nazionale dell’Appennino Tosco Emiliano che ha guidato il processo, per i parchi regionali, per i comuni, per le scuole, per le istituzioni, le organizzazioni pubbliche e private e per i cittadini che lo hanno voluto.

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Cosa ciò potrà rappresentare nel futuro è affidato all’impegno e all’intelligenza di chi saprà conoscerne e interpretarne i valori e le potenzialità che ci sono a livello locale e a livello globale.
E’ affidato anche a questo libro e perciò – se mi si permette la confidenza – a te che lo stai leggendo o semplicemente sfogliando. Sono scritte qui – nelle pagine che seguono – le cento ragioni per cui la principale agenzia mondiale della scienza, della cultura e dell’educazione ha riconosciuto in un’area del nostro Appennino sul crinale tra i Passi Cisa e San Pellegrino e nelle valli che scendono verso la via Emilia e nei versanti di Lunigiana e Garfagnana – un insieme di valori naturali e di paesaggio, che si sono e dovranno essere conservati in equilibrio dinamico con il secolare insediamento umano, altrettanto prezioso e importante, perché capace di elaborare sapori straordinari di produzioni agro-alimentari di assoluta eccellenza e forme di economia e vita civile che hanno stratificato habitat e paesaggi diversificati e originali, testimoni di un rapporto simbiotico e profondo tra Uomo e Biosfera.
Vale davvero la pena di dedicare il tempo necessario, leggere e meditare i contenuti di questo libro, che offre una visione del nostro Appennino inedita, perché realizzata con conoscenze raccolte in loco ma messa a fuoco con “occhi” che vengono da lontano, dal mondo globale, in altre parole con “occhi Unesco”.

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La copertina del libro

Ne scaturisce una ricchezza e una complessità che vi sorprenderanno. Ne scaturisce una  sintesi di valori di geografia e storia, antropologia ed economia. Ne scaturisce una grandiosa fotografia e al tempo stesso una non meno grande ambizione, a conservare e a innovare, a tutelare e a competere, a riconoscersi e a fare meglio, a essere identitari e aperti al mondo, ad affrontare le nostre criticità e al tempo stesso a dare una mano nella sfida mondiale dello sviluppo sostenibile. Vale per questa “vision” la famosa metafora della globalizzazione di Thomas Friedman su “The Lexus and the Olive Tree” (il gioiello tecnologico della Honda e la piana degli ulivi delle proprie radici).
Vivere in modo attivo la contemporaneità, essere come persone e territorio d’Appennino protagonisti e non periferia del mondo, essere “winners” e non “losers” nella globalizzazione, reagire anche da qui alla crisi di questa vecchia e un po’ stanca Europa. Mettere in valore le qualità del clima, della terra, dei saperi consolidati, del patrimonio di beni comuni e senso di comunità, attraverso la conoscenza, il senso di appartenenza, la creatività, la costruzione di mestieri e stili di vita nuovi e al tempo stesso capaci di conservare rilanciadolo il grande – sotteso patrimonio ereditato dalla storia di questa terra d’Appennino, dove si incontrano Europa e Mediterraneo.

Il riconoscimento Unesco è un grandissimo tributo innanzitutto alla fatica e all’intelligenza delle generazioni che ci hanno preceduto – che hanno scritto una storia solo apparentemente finita sui libri, ma scritta nel paesaggio e nel territorio che noi contemporanei abbiamo ora l’opportunità e il dovere di leggere e comprendere quale nostro interesse.
Il riconoscimento Unesco è anche innanzitutto un impegno, un punto di partenza, necessario come un campo base per dare la scalata a una grande montagna.
Dobbiamo combattere omologazione e abbandono. Dobbiamo combattere e sconfiggere “la sconfitta” dei territori di montagna che si è consumata nell’ultimo secolo, il secolo del grande successo dell’industria manifatturiera e del pensiero ad essa connesso.
Ora che ce ne sono sia le condizioni che la necessità. C’è un’Italia “rurale”, che è uno scrigno di potenzialità competitive e qualitative, che non deve accettare l’umiliazione di essere assistita e può pretendere di essere accompagnata a dare il meglio in ogni campo. Può essere luogo dove si inventano e valorizzano circuiti economici e stili di vita, più in sintonia con i bisogni del pianeta e dell’umanità del 3° millennio.
Obiettivo dell’attività e della futura “governance” della riserva MaB deve essere di dare ai bambini, alle ragazze e ai ragazzi dell’Appennino un sempre più forte senso di appartenenza al territorio e, al tempo stesso, più approfondite conoscenze e migliori supporti, perché possano essere protagonisti dell’innovazione sostenibile, in nome di responsabilità condivise sul territorio e, insieme, di apertura e collaborazione con popolazioni e aree Unesco di tutto il mondo”.