RAMISETO, fede da accompagnare con passo montanaro

Il 3,4 e 5 giugno il Vescovo visita le comunità comprese tra la cima del Ventasso, l’Alpe di Succiso e la sponda destra dell’Enza

Le comunità parrocchiali della montagna tengono un passo diverso rispetto a quelle dei centri più popolosi. è un incedere meno frenetico il loro, quel tipico avanzare un po’ più a rilento ma costante che rispecchia in fondo l’indole stessa della gente d’Appennino, dove uno stile di vita più raccolto, fatto di occasioni di socialità diradate – a motivo della conformazione stessa del territorio, specie nei mesi più freddi – ha il suo contraltare in una vitalità e in una generosità che al momento opportuno trovano sempre la maniera di emergere.
Don Danilo Gherpelli probabilmente tutto questo l’aveva intuìto da subito, quando nell’ottobre 2014 – il giorno di san Francesco d’Assisi – fece il suo ingresso qui a Ramiseto.
Per lui, nativo e originario di San Martino in Rio e la cui esperienza più recente era stata nella bassa reggiana a Poviglio (prima di questa – ripercorrendone il curriculum pastorale – ci furono Castelnovo Sotto, Gualtieri, Fosdondo di Correggio e, appena dopo l’ordinazione, l’incarico di vicerettore del Seminario), non è stato per nulla traumatico l’incontro con la realtà quotidiana di queste borgate (complici, almeno un poco, luoghi e panorami incantevoli?), tanto numerose quanto piccole, spesso abitate da poche decine di abitanti. Nei primi tempi (all’incirca per 6 mesi) risiedette a Busana, con il parroco di là don Giancarlo Pergreffi, in attesa che i lavori alla nuova canonica – iniziati vent’anni prima, ma poi sottoposti a più d’una battuta d’arresto – venissero terminati. Ad agosto del 2015 arrivò finalmente il momento di entrarvi e stabilirvisi, questa volta assieme a don Paolo Cattari, suo collaboratore presso queste contrade.

Leggi tutto l’articolo di Matteo Gelmini su La Libertà del 4 giugno

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