“Veder l’erba dalla parte delle radici”, incontro con Mario Pavesi

Venerdì 6 maggio 2016 alle ore 21.00 nella Sala dell’Antico Portico di Palazzo Ducale l’artista Mario Pavesi illustrerà la sua Opera installata, il 23 aprile scorso, nel cortile interno della residenza gonzaghesca.

Veder l’erba dalla parte delle radici” è il romanzo autobiografico di uno scrittore, Davide Lajolo, che, nel momento della sofferenza, ripercorre il filo della propria vita, ricorda le persone che ha incontrato, mette a nudo le proprie passioni politiche che lo hanno condotto a scelte contraddittorie.

Come accade che si possa passare dall’adesione al fascismo alla lotta partigiana? Dal combattere nelle file dei franchisti all’adesione al Partito Comunista Italiano?

La storia di Davide Lajolo è la storia di tanti giovani italiani, formatisi negli anni della propaganda fascista e da essa conquistati nel profondo; ma tanti di loro, nel momento della scelta drammatica a cui li costrinse, dopo l’8 settembre 1943, la guerra civile, decisero di schierarsi dalla parte della libertà, per liberare l’Italia dal nazi-fascismo e costruire le basi libere di un Paese nuovo e diverso da quello che loro stessi avevano conosciuto.Mario-Pavesi---6-maggio

Veder l’erba dalla parte delle radici” è anche una scultura bellissima di Mario Pavesi, un’opera emblematica, che assume forma classica, per raccontare una storia di vita che porta l’autore (Davide Lajolo) a interrogarsi sul ribaltamento di tante realtà che, in forme più o meno eclatanti, l’uomo affronta ne corso del proprio cammino.

La figura rovesciata, in una posa plastica, vive un ribaltamento della realtà, nella possibilità sempre attuale di leggere e interpretare i fatti sforzandosi di comprendere le ragioni dell’altro, non per accondiscendenza nei suoi confronti, ma anche solo per rafforzare le convinzioni proprie.

Attraverso quest’opera Mario Pavesi invita a riflettere sulle storie e sugli uomini, a calarci in una dimensione inedita per comprenderne a fondo l’essenza, ad evitare il giudizio epidermico da cui spesso siamo tentati.

È un messaggio personale e una critica di costume che emergono dall’opera; un invito a riscoprire le ragioni dell’essere donne e uomini nella nostra società.

Per questo la Sezione ANPI e il Comune di Guastalla ospitano questa installazione in occasione di questo 25 Aprile che, nel 70° anniversario della Repubblica e dell’Assemblea Costituente, ci invita a riflettere sul sistema di valori individuali e sociali di cui la nostra Carta Costituzionale è portatrice.

BIOGRAFIE

DAVIDE LAJOLO (Vinchio, 1912 – Milano, 1984) è stato scrittore, giornalista e politico.

Si è formato, umanamente e artisticamente, negli anni del fascismo a cui ha aderito, combattendo nel 1937, durante la guerra di Spagna, nelle milizie “Volontari del Littorio” in sostegno al franchismo. Durante la seconda guerra mondiale combatte, coi gradi di ufficiale, sul fronte greco e albanese.

Nel 1940 pubblica la sua prima raccolta poetica, col titolo “Nel cerchio dell’ultimo sole”; per alcuni mesi, fino al 25 luglio 1943 ricopre la carica di vice-segretario del Partito Nazionale Fascista ad Ancona.

A seguito dell’8 settembre 1943, di ritorno nel paese natale, prende la decisione di passare alla lotta partigiana, sulle colline dell’astigiano, con il nome di battaglia di “Ulisse”. Descriverà questa sua esperienza nel 1963, nel romanzo “Il voltagabbana”.

Ma nel dopoguerra la sua attività di giornalista e scrittore si farà intensa: nel 1960 pubblica una delle sue opere più celebri: “Il vizio assurdo”, una commossa rievocazione della figura di Cesare Pavese, suo amico fraterno.

Dal 1958 al 1972 è parlamentare, eletto dal Partito Comunista Italiano.

Nel 1977, colpito da infarto, pubblica “Veder l’erba dalla parte delle radici”, che gli vale il prestigioso Premio Viareggio.

MARIO PAVESI Nasce a San Rocco di Guastalla il 5 agosto 1945. Dopo aver compiuto gli studi superiori, frequenta l’Accademia di Belle Arti di Bologna e segue il Corso di Scultura di Umberto Mastroianni, dove incontra lo scultore Davide Carpigiani che, insieme al pittore novellarese Vivaldo Poli, diventerà punto di riferimento per la sua formazione umana e artistica.

In quarant’anni di attività, ha sperimentato vari percorsi pittorici e scultorei sempre coerenti, rimanendo al di fuori dalle logiche del mercato e dalle mode del momento, ma cercando sempre un legame con la sfera emozionale per rappresentare un’interiorità sofferta.

Di lui ha scritto recentemente Gianfranco Ferlisi sottolineando che “la sua scultura, ad un primo sguardo può apparire ricolma di riferimenti classici […] e di una sorvegliata sapienza tecnica. […] Ma legare la propria ricerca alla memoria delle tradizioni vuol dire soprattutto avere voglia di narrare il mondo, di riflettere sulla vita, di indagare una dimensione sognata, psichica”.

Mario Pavesi ha al proprio attivo una lunga serie di esposizioni a livello nazionale e internazionale; vive e lavora a Novellara.

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Ufficio Cultura: 0533/839756