Busana, unità pastorale affacciata sul vicariato

Il 6, 7 e 8 maggio il Vescovo visita le comunità di Busana, Cervarezza, Talada, Frassinedolo e Nismozza

Ogni sabato sera alla Messa a Frassinedolo si fa presto a fare l’appello. In paese risiedono 11 persone e se qualcuno manca l’appuntamento con l’Eucarestia festiva il sacerdote e i vicini, al termine della celebrazione, si interessano di lui. Frassinedolo è la più piccola comunità parrocchiale della Diocesi e forse anche una delle poche con percentuali vicine al 100% di partecipazione alla Messa festiva. è inserita nell’unità pastorale di Busana-Cervarezza che comprende le parrocchie di Busana, Cervarezza, Frassinedolo, Nismozza e Talada nelle quali il Vescovo si reca in visita il 6, 7 e 8 maggio.
Da un punto di vista amministrativo il territorio dell’unità pastorale coincide con quello che fino a pochi mesi fa era il comune di Busana, confluito dal 1° gennaio 2016 – insieme alle municipalità di Ramiseto, Ligonchio e Collagna – nel nuovo Comune di Ventasso. Oltre a cinque comunità parrocchiali fanno parte dell’unità pastorale di Busana anche gli abitati di Marmoreto (dove sorge una chiesa), Cà Ferrari e Casale (dove sono stati edificati oratori). Pur essendo una realtà di montagna, i due estremi dell’unità pastorale (Frassinedolo a nord e Nismozza a sud) distano fra loro poco più di 10 km.
Su queste strade si muove il parroco don Giancarlo Pergreffi, arrivato a Busana nel settembre 2014.
In realtà sembra che don Giancarlo abiti alle falde del monte Alto (una delle propaggini del Ventasso, sul quale sorge Busana) da molto più di un anno e mezzo, tanta è la sua familiarità con i luoghi e le persone. Di certo l’esperienza di parroco a Pieve San Vincenzo, Succiso e Miscoso nel 1995-2000, a Ramiseto (1996-2000) e Cereggio (1998-2000) è servita per conoscere la montagna a lui che è nato a Roncadella. Ma la “voglia” di stare in mezzo alla gente di montagna è qualcosa che ha dentro.
“Mi sono reso conto dell’importanza dello ‘stare’ insieme alla gente, del tempo passato ad ascoltare”, spiega don Giancarlo. “Abitare in montagna, soprattutto d’inverno, non è semplice, e una persona nuova, come il parroco, che si ferma stabilmente su questi monti, trasmette fedeltà e un senso di dedizione alla comunità”.

Continua a leggere tutto l’articolo di Emanuele Borghi su La Libertà del 7 maggio

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